Il mondo del nuoto, ma anche quello del gossip e delle riviste patinate, attendevano con ansia il ritorno della divina Guo Jingjing, la Diving Queen sovrana assoluta del trampolino dai tre metri. Un trampolino che per lei non ha mai avuto segreti, da quando, ventuno anni fa, lo ha affrontato per la prima volta. “Il tuffo sono io”, rispondeva, d’altronde, a un giornalista che le chiedeva di definire in poche parole l’essenza della sua disciplina.
Di una bellezza delicata e perfetta, che ricorda i visi senza tempo disegnati con pochi tratti sulle incisioni dell’arte classica cinese, Guo sa di avere addosso gli sguardi, non sempre benevoli, di tutto il mondo. Idolatrata come una divinità, ma anche costantemente sotto scrutinio da chi non accetta una simile perfezione, ai limiti del sovrumano, la vita di questa straordinaria atleta è stata segnata da momenti di gloria assoluta, assaporati dalla cima dei podi di tutte le più importanti competizioni mondiali e nel mondo dorato del jet set internazionale, ma anche da scivoloni e periodi meno felici.
La sua stella viene consacrata nel firmamento dello sport dopo le olimpiadi di Atene: carica di medaglie e di successi, circondata dai fasti dei media di tutto il mondo, impazziti per questa eterea creatura venuta dalla Cina, Guo torna nel suo paese da star. Con il viso fresco e senza tempo da bambola di porcellana, diventa testimonial di numerosi prodotti, viene invitata a feste e ricevimenti, inizia e conclude relazioni che finiscono sulle pagine delle riviste di gossip di tutto il mondo.
Tanti, troppi, secondo molti. Soprattutto secondo le autorità cinesi, in fibrillazione per la preparazione delle Olimpiadi di Pechino. La scusa è quella di qualche chilo di troppo, conseguenza delle cene mondane e di una tabella di allenamento non troppo costante: la Guo viene inviata in una località lontana per sei mesi, allontanata dai riflettori e dalle feste, proiettata unicamente verso Pechino 2008 e l’onore di rappresentare la stella più splendente del regime cinese agli occhi di tutto il mondo. Con una lettera pubblicata prima delle Olimpiadi, la divina fa un mea culpa pubblico e chiede scusa per le sue distrazioni. La riabilitazione passa attraverso questo atto non si sa quanto spontaneo, e lei non delude chi l’ha perdonata: a Pechino è ancora una volta la diva del trampolino.
L’esperienza l’ha provata: frizzante e sfrontata un tempo, a chi l’ha intervistata in questi giorni a Roma Guo Jingjing appare reticente, sfuggente. Lo sguardo è proiettato lontano, oltre i suoi stessi limiti, nel blu dell’acqua che la attende e la accoglie ad ogni tuffo, addomesticata per sempre dalla sua regina.