Il cambiamento in atto si può considerare epocale, se non altro perché riguarda la televisione, presente nella stragrande maggioranza delle case italiane.
La conversione dall’analogico al digitale è in pieno regime. Infatti, il passaggio (switch-over) è iniziato nel 2008 dalla Sardegna e nel corso del 2009 avverrà per altre 5 regioni, iniziando da Raidue e Rete4. Entro il 2012, poi, tutto il territorio nazionale sarà adeguato (switch-off), secondo il calendario nazionale (approvato con decreto ministeriale nel settembre 2008) pubblicato nel sito dedicato www.decoder.comunicazioni.it del Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le comunicazioni.
Lungi dal volere soffermarsi sugli aspetti tecnici della novità, qui si vuole provare a riflettere su un versante diverso e poco dibattuto della questione: quale sarà l’impatto ambientale, in termini di produzione di e-waste (rifiuti speciali elettrici ed elettronici)?
Cambiando la tecnologia di trasmissione dei programmi, infatti, inevitabilmente qualcosa coinvolgerà anche l’apparecchiatura fisica della tv, che, prendendo in prestito un termine informatico, si potrebbe definirne l’hardware, la parte tangibile e concreta.
Sappiamo che la transizione dall’analogico al digitale richiede necessariamente il decoder DTT o set-top-box (Stb, il ricevitore-decodificatore del segnale digitale), oppure un televisore di nuova generazione con Stb integrato (Idtv). Chi terrà il vecchio apparecchio, acquistando solamente il decoder, dovrà poi adeguare i sistemi di ricezione (interventi su antenne, impianti condominiali etc)
Il decreto attuativo della Finanziaria 2007, dell’allora Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni (Governo Prodi) ha stabilito lo stop, dalla fine del 2008, di produzione e distribuzione di apparecchi analogici e che, dal 2009 quelli ancora in commercio dovranno avere in vista l’etichetta Non abilitato al digitale.
Al consumatore, non converrà comunque acquistarli, nonostante il bonus d’acquisto e la detraibilità Irpef del 20% previste. Perché non farlo, si chiederà, se poi basterà un decoder da pochi euro per essere comunque adeguati? Perché, è stato detto, ma sottovoce, che chi sceglierà questa opzione potrebbe avere qualche problema in più in termini di ricezione e qualità del segnale.
Per il commerciante, vorrà dire perdita, invenduto, fondi di magazzino da gestire e, soprattutto, smaltire. Per l’Ambiente, significa e-waste, spazzatura elettronica, sempre spazzatura.
Il singolo consumatore ha l’obbligo morale di liberarsi di vecchi apparati portandoli nei centri di raccolta specifici, ma poi? E soprattutto, come smaltire i grandi quantitativi?
Come si legge nell’utile Istruzioni per il salto di tecnologia, Speciale Digitale Terrestre – La Tv che cambia, nella sezione Tecnologia & Business www.ilsole24ore.com, ci sono altri dettagli non trascurabili da sapere.
Prima di tutto, a casa c’è la tv principale in salotto, quella piccola in cucina e un’altra ancora è nella casa al mare? Servono ben tre Stb, perché il dispositivo si collega ad un apparecchio per volta. Sul tetto troneggia la parabola satellitare? Conviene rassegnarsi, bisogna allargare il mobile porta tv e dispositivi annessi, perché Stb e parabola non sono collegabili tra loro, hanno banda e modulazione di segnale incompatibili. Ogni tanto la sera, è ancora bello guardare una vecchia videocassetta? Allora si deve acquistare un ulteriore Stb per il videoregistratore! In alternativa, si può scegliere di buttarlo direttamente (con tutta la collezione di Vhs) e acquistare il lettore Dvd, non qualsiasi, però, ma adeguato al digitale (quindi se in casa ce n’è già uno, non si creda di essere fuori pericolo…)
Ricapitolando, in casa, aumenteranno Idtv, telecomandi, apparecchi Stb e nel cassonetto-Ambiente, ci saranno vecchi televisori, telecomandi, cavi, antenne, videoregistratori, videocassette, probabilmente qualche lettore Dvd e forse anche qualche parabola, gettata da ex-pentiti delle pay-tv.
Hardware, spazzatura solida. Meglio non addentrarsi poi (ma è bene rifletterci un attimo) nell’aspetto legato ai consumi elettrici: per guardare una trasmissione si dovranno accendere come minimo due apparecchi, la tv e il decoder. Le aziende produttrici già ora si stanno orientando sul basso consumo ma qualche dubbio rimane.
Attenzione, però, qui non si vuole demonizzare o screditare la tv del futuro. Non adeguarci, sarebbe ancora una volta estrometterci dal progresso: non si tratta, infatti, di una semplice scelta di mercato, ma di un accordo del 2005 dell’Unione Europea che ha deciso di riorganizzare il sistema televisivo comunitario secondo un programma condiviso.
Inoltre, i vantaggi de DTT non sono pochi, né banali: maggiore offerta di canali e servizi, quindi programmi e contenuti, interattività, alta definizione e migliore qualità di immagine e suono.
L’intento è più che altro invitare alla riflessione consapevole di quello che sta succedendo da un punto di vista purtroppo trascurato, cioè l’impatto ambientale in termini di produzione e smaltimento dei rifiuti che comporterà l’intera operazione. Non si può agire con scelleratezza, in tempi in cui è urgente contenere gli sprechi.
Per qualche informazione in più sul DTT www.adiconsum.it, www.dgtvi.it e il Call Center Consumatori ministeriale 800.022.000
Per aspetti legati all’ambiente www.foe.org.hk, www.eea.europa.eu