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Più che un’eclissi, un trionfo

E’ da poco uscito “Eclipse”, il quinto album di Lura, interprete capoverdiana capace di incantare e far sognare.

Lura

In seguito alle conquiste coloniali di cui fu soggetto, l’arcipelago africano di Capoverde divenne un piccolo calderone di razze e culture, che ci ha donato alcune delle vivissime tradizioni creole, che rallegrano il mondo con l’energia vitale della musica.

Proprio da quell’arcipelago, diviso dai venti Alisei in Ilhas do Barlavento a Nord e le Ilhas do Sotavento a Sud, arriva l’ammaliante interprete Lura, caratterizzata da una voce bassa e vagamente roca capace di far provare una profonda sodade, ma contemporaneamente di far sperare nella magica forza della vita per superare le avversità. Proprio così la voce di Lura riesce ad incarnare lo spirito di queste terre che hanno visto tanta crudeltà, ma sono state capaci di non farsi schiacciare, anzi di continuare a mantenere vive le proprie origini e tradizioni. 

Così il suo nuovo album “Eclipse” è un viaggio all’interno della tradizione musicale della sua terra d’origine (la cantante è in realtà nata a Lisbona da genitori capoverdiani), sin dal brano che dà il titolo all’opera, una famosa morna (stile musicale di Capo Verde) scritta da Francisco Xavier da Cruz, conosciuto come B.Léza, uno dei tasselli fondamentali della musica capoverdiana, autore di bellissime composizioni, portate al successo soprattutto da Bana e da Cesária Évora sin dagli anni ’60.

Il parterre di musicisti coinvolto in questo ennesimo gioiello musicale è veramente ampio, forma un’opera matura e sfaccettata capace di colpire nel profondo. Suo braccio destro da sempre, Toy Vieira, ha composto Um dia, una ballata con accenti jazz dalla quale irradia tutto il fascino dell’interprete capoverdiana; così come il singolo Quebrod Nem Djosa, brano composto alla maniera dell’isola di Mindelo da Vlu (Valdemiro Ferreira). In esso Lura fa appello alla forza di spirito, che dicevamo sopra, dei capoverdiani di fronte alle avversità economiche, rammentandoci che la gioia ed il buon umore avranno sempre l’ultima parola di fronte alle prove della vita.

Il fisarmonicista del Madagascar Régis Gizavo accompagna Lura sui pezzi Marinhêro, Na Nha Rubera e Sukundida, tra i brani più coinvolgenti dell’ album. I suoni di Queima Roupa, uno dei tre pezzi scritti da Mario Lucio, è preludio al brano che chiude il cd, Canta Um Tango, un tango post-moderno opera del gruppo italiano dei Kantango, con musica di Giacomo Pedicini e parole composte da Teofilo Chantre. L’album è un coacervo di influenze sin nella sua genesi, infatti è stato registrato tra Lisbona, Parigi, New York, Praia e Napoli.

Possiamo tranquillamente affermare che dai suoi esordi come cantante di zouk (una genere musicale afro-portoghese da discoteca) Lura ha fatto molta strada ed attraverso la riscoperta delle sue origini è arrivata a brillare nel firmamento della musica mondiale. Tutto ciò grazie anche all’intervento della stessa Cesária Évora, racconta infatti la cantante che quando le chiese cosa ne pensasse della sua musica, lei le rispose: “Non chiedermi se la tua musica è bella. Domandalo a te stessa”. Il nostro umile parere è che lo sia tanto da poterci rapire.