Massimo Venier porta sul grande schermo una storia tratta dall’omonimo libro scritto da Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa, “Generazione 1000 euro” , ma a differenza di altre pellicole che negli ultimi anni hanno trattato la questione del precariato, qui il regista cerca di imprimere anche una vena spiritosa ad un tema assai critico.
Le storie dei quattro personaggi sono ambientate nella frenetica Milano: è qui che Matteo, Francesco, Beatrice ed Angelica intrecceranno le loro vite. Matteo (Alessandro Tiberi), è un trentenne laureato in matematica che deve accontentarsi di una posizione nel marketing di un’azienda sull’onda del tracollo: costretto a condividere una casa fatiscente e l’affitto con il suo migliore amico Francesco (Francesco Mandelli) e la sua vita tra due donne diversissime tra loro, Beatrice (Valentina Lodovini), aspirante insegnante di greco e Angelica (Carolina Crescentini), capoufficio di Matteo che nella vita fa un po’ ciò che le pare, senza porsi troppi se o troppi ma.
Purtroppo la vita del giovane, ma non troppo, laureato in cerca di un lavoro stabile è, o è stata, la condizione vissuta un po’ da tutti i giovani del mondo. Bisogna fare i conti con un’indipendenza che si insegue a tutti i costi e che ha il suo caro prezzo… e quindi, affitto da pagare, spese connesse, i problemi che spuntano come funghi e una vita sempre sul filo di lana, tra insicurezze e sfiducia nel futuro.
Un film, questo di Massimo Venier, che trova nella spasmodica vita milanese, l’ambientazione ideale per raccontare una tematica che accomuna ormai tanti giovani di questa generazione: una generazione mille euro, appunto, che rincorre incessantemente mille sogni ma con poche certezze in tasca. Una generazione nata sotto i migliori auspici, nel benessere, e cresciuta ritrovandosi con entrambe le scarpe in una crisi che sembra non voler uscire dal tunnel. La vita e i sogni di quattro giovani trentenni, occupati, ma in maniera disastrosa, e pressati da contratti a tempo determinato che lasciano poco spazio all’immaginazione e alle proprie aspirazioni.
Una crisi che ingloba in sé tante sfumature. Fanno riflettere alcune frasi del film che riassumono brevemente tutte le inquietudini di questi tempi: “Questa è la prima generazione dove qualcuno torna in Molise”- oppure – “la nostalgia è il primo segnale della crisi: c’è gente che ha così paura del futuro da scoppiare a piangere quando vede un Big Jim”. È proprio così, ci stringiamo ai ricordi del passato per paura di guardare al futuro: ma nella vita, mai come adesso, c’è davvero bisogno di ottimismo. Non può piovere per sempre!!!