Le vecchie generazioni la conoscono per il suo celebre papà, il divo Henry Fonda, e per essere stata fra le attrici più vivaci della commedia classica nel suo periodo aureo, gli spensierati anni ’60. Molti, per l’attivismo politico che, parallelamente, la vedeva lanciata come femminista verso la frontiera di una nuova mentalità e schierata da fervente pacifista contro la guerra nel Vietnam. Oggi il nuovo pubblico internazionale ne ammira il talento da star veterana e la bellezza che, in barba all’età, le guadagna ancora le copertine delle riviste più glam come testimonial ever green di L’Oreal.
Donna dal fascino impassibile, icona di stile e simbolo di vitalità mai sopita, Jane Fonda, due volte premio Oscar (“Una squillo per l’ispettore Klute” e “Tornando a casa”), torna oggi ad una vecchia passione, quella per il teatro. Dai riflettori di L.A. a quelli più discreti della ‘quarta parete’ di Broadway, per un teatro naturalista che ne rispolvera la formazione stanislavskijana, ricevuta da Lee Strasberg all’Actors Studio.
Un imprinting casuale che la distrasse dal sogno di modella, accarezzato dopo il college europeo, per consegnarla al debutto teatrale, “There was a little girl”, e cinematografico che, “In punta di piedi” (Joshua Logan, 1960), la rapì dal palcoscenico. Gli stessi ‘piedi’, ma ‘nudi nel parco’ (Gene Saks, 1967), l’avrebbero guidata alla conquista di un’immagine di donna emancipata e tutto pepe in grado di far impazzire gli uomini ed ispirare le donne. È, infatti, lei la regina dell’aerobica che, dall’80 in poi, impazza sui video casalinghi elargendo lezioni di fitness ad una nuova generazione femminile assetata di cura e fiducia di sé.
E se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto la splendida 72enne, che dopo aver interpretato la suocera impossibile di “Moster-in-law” (Robert Luketic, 2005) sembrava sparita nel nulla, sappiate che proprio in questi giorni raccoglie ovazioni dal palco dell’Eugene O’Neill di Broadway. Ne respira la polvere, ne ascolta i tarli, gli scricchiolii, mentre si tormenta nei panni di una musicologa malata terminale e innamorata di Beethoven.
La piece “33 Variations”, scritta e diretta da Moises Kaufman, include anche Samantha Mathis e Colin Hanks che la aiutano a dipanare la problematica relazione del personaggio con la figlia che lotta con lei contro morbo di Gehrig. A quasi un secolo dall’ultima apparizione di Fonda Junior a Broadway (che risale al ’63 in “Strange Interlude”) la grande mela si dimostra entusiasta, attirando in nella first-raw della platea, celebrità come Renee Zellweger, Dolly Parton, Geoffrey Rush e Rosie O’Donnell accorsi per regalarle il proprio illustre applauso.