Anche quest’anno si è conclusa la kermesse musicale più famosa d’Italia, ovviamente il Festival di Sanremo. Come sempre a farla da padrone sono le polemiche e gli ascolti, piuttosto che la musica, ma d’altronde non c’è da meravigliarsi, viviamo nella società dello spettacolo e non potrebbe essere altrimenti.
Tralasciando le polemiche che ormai sono state analizzate e sviscerate in lungo ed in largo, vorremo gettare uno sguardo sull’aspetto femmineo di questo Festival, anche perché come ha ricordato Vincent Cassel, ospite illustre della serata, «Oggi le donne devono essere un po’ più uomo e gli uomini un po’ più donne». A voi decidere il senso da attribuire a questa affermazione. La marca femminile è impressa sin dagli inizi della manifestazione, che viene introdotta da un filmato che ripercorre la storia della musica italiana, con in sottofondo la splendida voce di Mina che interpreta la romanza “Nessun dorma”, dall’opera Turandot di Giacomo Puccini. Impeccabile lo stile della cantante che, coerentemente con quello della sua vita, rifugge dalle luci della ribalta.
Altra signora del palco e della musica è Nicoletta Strabelli, in arte Patty Pravo, che alla tenera età di 61 anni, con la sua “E io verrò un giorno là” alza il livello musicale della kermesse, di per se abbastanza basso. Tra le donne presenti in concorso, infatti, solo un paio di nomi si distinguono dalla massa di canzonette dedicate all’amore romantico e, decisamente, demodé. Tra queste Nicoletta Nicolai, in arte Nicky, che interpreta con la sua marca jazz il brano “Più Sole”, accompagnata dal marito, il sassofonista Stefano Di Battista, autore del pezzo insieme a Jovanotti.
Così come degna di nota è Alexia, che duetta insieme a Mario Lavezzi, cantando la canzone di Mogol (e dello stesso Lavezzi), “Biancaneve”. Anche se in questa interpretazione non c’è nulla di nuovo, il brano almeno non tratta in maniera scontata del solito amore, soprattutto i tentativi blues di Alexia vanno premiati, almeno per la buona volontà. Immancabili l’ “inossidabile” Iva Zanicchi e Dolcenera, ma il palco si è acceso con Annie Lennox, che parla della sua battaglia per aiutare i bambini malati di Aids. Classe e voce, abito nero lungo, al pianoforte canta “Why”, bellissima: già proposta all’ Ariston nel ‘ 92. Una menzione merita invece la vincitrice della sezione “Proposte”. Rosalba Pippa, alias Arisa, che presenta la sua “Sincerità” in coppia con il mitico Lelio Luttazzi. Una canzonetta dai toni anni’40, in linea con il suo look da Bettie Boop, orecchiabile e simpatica.
Come detto prima, però, il vero motore del Festival è lo spettacolo e non la musica, ricordando le parole di De Andrè «quell’atmosfera torbida e “sciroccosa” che, se da un lato ci riporta al clima delle congiure di palazzo di cinquecentesca memoria, dall’altra ci riconduce alle burocratiche manovre di corridoio dei nostri giorni». Così riscuote molto più successo ed attenzione l’intervento di Maria De Filippi, che per la prima volta si presenta in una trasmissione Rai, per fare un favore all’amico Bonolis. La regina di Mediaset, getta un ponte per uno dei piani più diabolici della storia italiana: “Raiset”, ovvero un mostro dai duplici palinsesti, ma da una mente sola.
Preme sottolineare che per alcuni non basta un Bonolis per risollevare le sorti di una manifestazione ormai votata solo al business ed allo spettacolo, gli stessi che attendono un’edizione del Festival dedicata finalmente alla musica.