Ve la ricordate nei panni secenteschi d’Elisabetta I d’Inghilterra imporsi al gran pubblico in una fiammante versione rosso tiziano? Era il 1998 e Cate Blanchett, a quasi 30 anni, otteneva il successo sognato fin dalla maggiore età, quando nel corso di un viaggio in Egitto, partecipava come comparsa in un film arabo sul pugilato, scegliendo la via del suo futuro. Fino ad allora, tanta danza e pianoforte, discipline che, se ancora non lo sapeva, le sarebbero state utili per sviluppare quel portamento da dea olimpica e quella classe inimitabile che la rendono oggi tra le dive più scritturate del panorama hollywoodiano.
Il suo percorso recitativo ha inizio nell’officina attoriale australiana, il “Sydney National Institute of Dramatic Arts”. E se la gavetta si consuma fra teatro e televisione, la sua prima apparizione sul grande schermo (“Paradise Road”, Bruce Beresford ’97) fa sì che il cinema s’innamori di lei. Già con “Elizabeth” (Shekhar Kapur, ‘98) si aggiudica una nomination all’Oscar ed un Golden Globe che inaugurano una tale escalation di successi da guadagnarsi persino una serie di francobolli made in Australia a lei dedicata.
Ma, a dispetto del curriculum da diva e dei premi collezionati, di lei stupisce il fascino discreto, l’aura di normalità che avvolge la sua immagine privata. Non un gossip, non uno scandalo, a turbare la solida immagine di moglie (Cate è sposata da 11 anni col regista-sceneggiatore Andrew Upton) e madre di tre figli. I rotocalchi la lasciano in pace e i paparazzi si limitano a immortalarla nelle occasioni mondane legate al grande schermo.
E per fortuna le occasioni non mancano nella sua prima decade professionale che oggi, alla soglia dei 40 anni, la consacra interprete d’eccezione di uno dei film più attesi dell’anno, “Il curioso caso di Benjamin Button”. Diretta insieme a Brad Pitt dal genio di David Fincher (“Seven” ’95, “Fight Club” ‘99) è l’eroina femminile e disperata del romanzo visionario di Scott Fitzgerald che racconta di un uomo nato 80enne destinato a ringiovanire ‘fino alla morte’.
E mentre il pubblico si accalca nelle sale per vederla nei panni di Daisy, all’orizzonte si affaccia già un altro progetto, stavolta al fianco del connazionale Russel Crowe, nel film “Nottingham” di Ridley Scott. Sarà per il fascino irresistibile di un ruolo appartenuto 30 anni fa all’altra campionessa di classe Audrey Hepburn o l’attitudine quasi naturale alle storie in costume, ma sembra che Cate vestirà i panni della protagonista femminile Lady Marion. Un valore aggiunto per un personaggio, inizialmente destinato a Sienna Miller, a detta di tutti, troppo magra, troppo giovane e soprattutto… troppo ‘chiacchierata’, per essere credibile nei romanticissimi panni della dama medioevale.