Ha chiuso i battenti Milano Moda Uomo. Negli ultimi due giorni di sfilate, si è osato un po’ di più. Non solo sobrietà e capi classici sicuramente vendibili, ma anche qualche guizzo estroso. Da Versace che ha proposto il suo immancabile lusso (un maglioncino di filo di cincillà da 1.200 euro) ad Armani che ha cambiato la silhouette al suo raffinato uomo consigliandogli di non ascoltare la propria compagna sul vestire, ma di seguire il proprio gusto “le donne sono gelose – ha dichiarato re Giorgio – per liberarsi dalla concorrenza, preferiscono abiti poco appariscenti per i loro mariti, amanti o compagni”.
E poi il rock – dark di Dsquared (che ama il suo uomo in gilet e papillon), John Richmond (foto), e l’americano John Varvatos. Anche Iceberg ha presentato una collezione trionfante con veri capolavori in maglia ed Ermanno Scervino che ha effettuato una grande ricerca sui volumi per creare una nuova silhouette: giacche in lana cotta con revers dai profili stondati, caban navy in stuoia di maglia, cappotti spigati melange dalle forme morbide. E ancora il dandy di lusso D&G ispirato ad Oscar Wilde con giacche stampate di arazzi e marsine.
Nel frattempo la polemica tra Giorgio Armani e Dolce&Gabbana sembra sia finita a ‘tarallucci e vino’, o meglio, a cannoli siciliani come preferirebbe il duo di stilisti siculo. Dopo la risposta piccata di questi ultimi “Non ci siamo mai ispirati ad Armani, non guardiamo neanche le sue sfilate”, il Re, con tanto di spilletta del nuovo presidente degli Stati Uniti appuntata sul revers, ha dichiarato “Mi aspettavo un tono più scherzoso, anche perché tutti nel nostro ambiente copiano. Io stesso ho copiato Chanel e Yves Saint Laurent, non l’ho mai nascosto”. Parole che hanno gettato acqua sul fuoco, infatti arriva la replica pacificatrice “Siamo stati attaccati e abbiamo risposto. Non abbiamo mai copiato Armani, ma ribadiamo la nostra stima nei suoi confronti”. E pace fu…
Tirando le somme, questa edizione uomo purtroppo non è andata così bene, alcuni grandi nomi hanno disertato le passerelle: Krizia, Fendi, Laura Biagiotti, Romeo Gigli e Antonio Marras che si è accontentato di una presentazione. A detta di Mario Borselli, Presidente della Camera Nazionale della Moda, queste sono rinunce frutto del clima di ansia diffusosi dopo Natale. D’altronde il bilancio della moda uomo si è conclusa con un 2% in meno: un calo decisamente drastico. Inoltre, chiaro segno della crisi, agli show c’era meno stampa straniera e meno buyer, insomma non è più tempo di fare lunghi soggiorni a Milano, e così i grandi colossi americani (metteteci pure che il dollaro soffre nei confronti dell’euro e di conseguenza gli stranieri devono tagliere le spese) hanno inviato una media di 7 buyers contro i 13 delle passate edizioni.
Anche gli stilisti tirano la cinghia: meno allestimenti super costosi, un parterre più adeguato da pagare molto meno, e party non più all’insegna del lusso sfrenato. Non è più tempo di una moda volta all’opulenza, ma di moderazione e risparmio. Dimenticate, o voi che le amavate tanto, sfoggio e lusso, la crisi lascia il segno anche in quel mondo di luccichii sfarzosi.