Il Round Robin è un’usanza marinaresca e piratesca di firmare gli accordi o le lettere di protesta. In pratica, invece di fare una lista, si scrivono le firme in maniera circolare così da non far risultare nessuno come capo o istigatore. Allo stesso principio si ispira la piccola e giovane casa editrice Round Robin di Roma. Tanto che dalle pagine del suo sito si può leggere: “Nel maggio del 2002, nel tempo dell’attacco all’informazione e alla cultura italiana, fondare a Roma una casa editrice per divulgare saperi non allineati era un atto di pirateria”.
Così con il Jolly Roger al vento ed una ciurma di corsari estremamente eterogenea questo vascello compie le sue incursioni nel grande mare della letteratura. Ma non solo questo. Fedele ad un leggendario codice della pirateria, questa casa editrice si impegna a far evadere i gaglioffi che incautamente sono finiti nelle mani della legge. Così il progetto “Un libro ti fa evadere” si occupa di recapitare libri ai detenuti delle carceri italiani. In pratica, grazie a questa iniziativa qualunque libro portato presso la sede della casa editrice (Via Malaga 14, 00144, Roma) verrà spedito in omaggio dalla stessa casa editrice alle biblioteche degli istituti penitenziari. Inoltre chiunque intenda in questa maniera donare un libro ai detenuti avrà diritto a uno sconto del 50% su uno dei loro titoli.
E ancora, tra i componenti di questa ciurma c’è Maria Laura Bufano, autrice di “Interno con rivoluzione”, ultima uscita di questa banda piratesca. Nel romanzo, dai tratti autobiografici, Lidia racconta la sua storia con Paolo, dal dopoguerra ai primi anni Settanta. Un romanzo sentimentale che ha come sfondo i difficili anni della ricostruzione, il boom economico e poi la furia di cambiare società e vita, tra schegge di storia della CGIL e del PCI, tra il femminismo e il Manifesto. Un romanzo sulla memoria e su quei difficili anni forieri di cambiamenti epocali ed individuali. Come scrive l’autrice: “Il discorso sui doveri della memoria è diventato asfissiante, l’invito a ricordare si è fatto stereotipo. Per me, nel considerare gli eventi del passato, è necessario attivare sguardi diversi… questa memoria per me richiede uno sforzo continuo, logorante, che non finisce mai, di approssimazione all’oggettività, alla verità dei fatti. Non è una cosa che si possa raccattare disinvoltamente dal bordo della strada; e neppure con visite rituali ad Auschwitz”.
Così contro tutte le avversità e le superficialità, questo galeone continua ad incrociare per i sette mari, chissà che non potrete scorgerlo veleggiare mentre scrutate il sole al tramonto all’orizzonte.