Per Bryony Worthington in materia d’ambiente vale una sola regola: il fine giustifica i mezzi. È ciò che le hanno insegnato i suoi 10 anni d’ecologismo. Una vita. Passata a battersi contro il global worming up, a scovarne le cause, tamponarne gli effetti. Lavora nelle fila di grosse società private, come la “Scottish and Southern Energy”, poi in gruppi ambientalisti dal nome ameno (tra cui “Friend of Earth”) ed infine è consulente governativo di un’Inghilterra in pena per il destino del globo.
Risultato: Bryony molla tutto. Non per il “quanto” lavoro, ma per il “come”. Troppi compromessi, troppa ipocrisia, in una parola, troppa politica. Così, sulle ceneri di un grosso castello dalle fondamenta di marzapane, la Worthington fonda “Sandbag”, un’organizzazione basata sull’unione di singole particelle in grado di ‘filtrare’, come rena, nelle fitte trame del potere, riempiendone le lacune. Il ‘sacchetto di sabbia’ inizia la sua attività sfruttando l’infinito crogiuolo d’ internet, il suo pubblico dominio. Grazie al sito www.sandbag.org.uk, un luogo virtuale, naturalmente no profit, Bryony offre la sua vasta esperienza e quella dei suoi fidati collaboratori per indicare la strada verso un ecologismo ‘a tutti i costi’.
Forse non tutti sanno che la Comunità Europea ha talmente ‘a cuore’ le sorti dell’ecosistema da decidere di centellinargli i colpi mortali, con la vendita di ‘pochi’ quanto salati “permessi ad inquinare”. C’è chi sfrutta la situazione, come le potenti aziende che si ostinano (per arricchire al massimo le proprie casse) ad emettere gas tossici oltre il limite stabilito “per legge” aggiudicandosi i permessi. E chi, come Bryony, crede che, per quanto ‘pochi’, gli strappi alla regola in tema d’ambiente saranno sempre, scandalosamente, troppi.
Così “scende in campo” a sporcarsi le mani con la stessa materia che riesce a corrompere il mondo, il vile denaro e, come una moderna ‘Robin Hood’ in versione femminile, ruba ai ricchi per restituire al povero pianeta. Diabolica quanto geniale trovata: raccogliere utenti disposti ad unire le forze per strappare alle aziende senza ‘scrupoli solidali’ quelle “autorizzazioni a delinquere”. Per ritirarle dal mercato e, semplicemente, non usarle.
A giudicare dai primi risultati, il mondo resterebbe stupito nell’apprendere quanti granelli di sabbia (già migliaia in pochissimi giorni) sono disposti ad unirsi, senza alcun interesse personale, per salvarlo dalla catastrofe verso cui i suoi abitanti continuano a spingerlo. Sarà per la morfologia più rozza ma più vicina alle sue origini “terrene”, che un sacco di sabbia si dimostra più sensibile degli alti e potenti papaveri alle redini del pianeta? La speranza è che l’incerto e larvale 2009 riesca a restituire loro lo stesso senso d’appartenenza e, soprattutto, la consapevolezza che per difenderlo nessuna cifra sarà mai sufficiente.