Ancora una manciata di giorni e, dal 14 novembre, la vedremo illuminare i grandi schermi italiani proprio come, da regina, ha illuminato il Lido veneziano all’ultima edizione del Festival nostrano. Applauditissima, nel film d’esordio di Guillermo Arriaga, “The burning plane”, Charlize Theron interpreta il ruolo di Sylvia, una madre che lotta per riscattare il proprio drammatico passato.
Un altro personaggio complesso, come i tanti della breve ma intensa carriera, sottolinea le sue doti d’attrice straordinaria, oltre che bellissima. Da hot girl firmata Martini, a diva consacrata, tra le più pagate dello star sytem, con tanto di stella sul walk of fame. Difficile crederlo, quando a parlarci di persona, la dolce Charlize si trasforma in maschiaccio sboccato, che sfoggia battute irriverenti e dissacratrici, diventando ancora più irresistibile. Uno humor nero che, aldilà delle apparenze di donna baciata dal destino, risulta più loquace d’ogni resoconto riferito al suo passato “impronunciabile”.
La sua infanzia sudafricana (nasce a Benoni il 7 agosto 1975) trascorre solitaria fino ai 13 anni quando i genitori, sempre assenti, decidono di spedirla in collegio. 2 anni dopo, la sua adolescenza è stravolta da un evento tragico: l’omicidio del padre Charles, alcolizzato e violento, ad opera di mamma Gerda che gli spara per legittima difesa proprio davanti agli occhi della figlia quindicenne. Ma la vita continua, nonostante il trauma, e un anno dopo Charlize è accompagnata dalla madre in Italia, dove trionfa al concorso “New Model Today” di Positano.
Da qui Milano, dove comincia una carriera di modella e realizza lo spot Martini che rende celebre il suo invidiato fondoschiena, presto abbandonata per New York dove, ad attrarla, sono i palchi di Broadway. Il suo sogno è un altro: diventare ballerina di danza classica, arte per cui la giovane Theron è piuttosto dotata, come dimostrano le future esperienze ne “Lo schiaccianoci” ed “Il lago dei cigni” di Caikovskij. Ma la sfortuna le si accanisce ancora contro e, a soli 19 anni, un ingiuria al ginocchio le sbarra il “passo”, rispedendola sulle passerelle.
La “grande occasione”, d’altra parte, non si sarebbe fatta attendere a lungo. Nel ‘97, dopo gli esordi cinematografici non proprio eclatanti, ottiene gran successo nel film “L’avvocato del diavolo” (Taylor Hakford). Ed ecco delinearsi il suo nuovo volto di attrice, naturalissima e versatile, particolarmente incline a ruoli “disperati” che fanno volentieri a meno della bellezza a tutti i costi. Sarà, infatti, nei panni di una “brutta”, la pluriomicida Aileen Wuornos, nella pellicola “Monster” (Patty Jenkins 2003), che otterrà fama internazionale oltre che l’Oscar dell’Accademy come miglior attrice protagonista.
Oggi per la “donna più sexy vivente” (titolo attribuito dalla rivista “Esquire” nel 2007) prosegue il felice epilogo. Dopo i tanti ostacoli superati da un carattere più unico che raro (non ultimo il pericoloso incidente sul set di “AEon Flux” nel 2005 che le comprime il midollo spinale) per Charlize Theron è il momento di “riscuotere” un lauto credito verso la vita.
Per lei, cittadina americana dal 2007, non potrebbe esserci periodo migliore di questo. Proprietaria di una casa di produzione (la Playtone), ispirata ai suoi cocker spaniel, non ha che scegliere tra gli innumerevoli copioni offerti dal vasto calderone hollywodiano. È il caso del debutto dietro la macchina da presa del suo compagno, Stuart Townsend, con “La battaglia di Seattle”, sui giorni che sconvolsero lo Stato di Washington durante il meeting del World Trade Organization. Ma, prima di tutto, un altro ruolo d’eccezione nel film di Alan Parker, “Ice at the Bottom of the World”. E, se questo non dovesse bastare alla miriade di fan dello stivale, c’è il “rischio” di vederla salire al fianco di Panariello sul palco del prossimo Festival sanremese.