Scommettere sugli oggetti della vita quotidiana come strumenti per creare un’arte diversa, per opporsi all’idea dell’artista eroe che è lontano nei modi di fare, nei sogni, nelle aspettative, dai suoi contemporanei. È questa la poesia che nasce dalle opere di Robert Rauschenberg, considerato uno dei fondatori della Pop Art.
Le opere selezionate provengono dalle serie “Cardboards”, “Venetians”, “Early Egyptians”, “Hoarfrosts” e “Jammers”, ognuna delle quali è a suo modo interprete di una diversa cultura. Esse sono infatti il riflesso dei viaggi che negli anni ’70 portarono Rauschenberg in Italia, in Francia, a Gerusalemme, in India.
Queste cinque serie mostrano creativo dell’artista che in ognuna di esse riscopre l’uso di materiali comuni, come il cartone, la stoffa, oggetti trovati, per creare la sua arte.
“… Mi è nato il desiderio di lavorare con un materiale di scarto e morbidezza: le scatole. Qualcosa che dà, come unico messaggio, lo scherzo bonario di una collezione di linee impresse. Nuove forme che rivelano la silenziosa discussione della loro storia. Le scatole. Lavorate in modo comune con felicità”.
Nel 1970 si trasferisce a Captivia, un’isola della Florida; alla ricerca di un materiale che si potesse trovare in ogni parte del mondo, decide di utilizzare pezzi di cartone per la sua nuova serie “Cardboards”.
Queste opere tendono ad essere monocromatiche: bianco e nero.
Dopo un viaggio a Venezia, crea tra il 1972 e il 1973, i “ Venetians”, più scultorei rispetto ai precedenti e meno astratti. Rauschenberg utilizzò prevalentemente materiali di produzione di massa, in particolare oggetti di scarto di uso domestico: stoffa, pietra, cavi e fili elettrici, sedie, vasi, cuscini, una vecchia vasca da bagno…
È ancora una volta il cartone il materiale della serie “Early Egiptyans”, creata negli anni 1973, 1974. In questo caso però le scatole vengono usate come elementi costruttivi per opere di grandi dimensioni. Mentre i “Venetians” sono leggeri e quasi coreografici, gli “Early Egiptyans” richiamano l’idea del peso anche quando ne sono privi.
Per gli “Hoarfrosts”, eseguiti nel 1974 e 1975, Rauschenberg utilizzò i tessuti al posto dei tradizionali supporti in tela. Il titolo fa riferimento all’Inferno di Dante che Rauschenberg aveva già illustrato negli anni ’50 con una serie di disegni.
Nel 1975 l’artista lavorò per un mese in India in un centro di produzione tessile. Una volta ritornato a casa eseguì una serie di opere intitolate “Jammers” (1975-76) che sono vere e proprie esplosioni di colore. “Non mi sono mai concesso il lusso di quei bei colori brillanti fino a quando non sono stato in India e ho visto la gente andare in giro avvolta in quei colori o trascinarli nel fango. Mi sono reso conto allora che non sono così artificiali”.
Robert Rauschenberg. Travelling ’70-’76”
Museo Madre – Via Settembrini, 79 Napoli
Orario:dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 21.00; sabato e domenica ore 10.00 – 24.00
Giorno di chiusura: martedì
Biglietti:Intero: € 7.00 Ridotto: € 3.50