Nelle sale della Fondazione Memmo in Palazzo Ruspoli, Jean-Michel Basquiat. Scacciando fantasmi, mostra che dopo una tappa estiva a Santander, presenta al pubblico più di 40 opere provenienti da Germania, Belgio, Francia, Italia, Austria, Svizzera e Stati Uniti, tra cui alcune realizzate in collaborazione con Warhol e Francesco Clemente, oltre dieci opere presentate per la prima volta al pubblico, e 5 fotografie inedite di Michael Halsband.
L’esposizione comprende un insieme rappresentativo di opere incentrate soprattutto sulla visione frammentata che l’artista aveva del corpo umano. Dalla fine degli anni 70 quando si firmava con l’acronimo SAMO -SAMe Old Shit- (letteralmente la solita vecchia merda) fino alla precoce morte nel 1988. Basquiat dipinse soggetti che affermavano il carattere precario dell’esperienza urbana: corpi scheletrici, figure nere, immagini che affondano le radici nel paesaggio della sua giovinezza (auto, aerei, grattacieli, poliziotti, giochi infantili, disegni animati e comics, graffiti, saturazione di simboli come © o la corona), a cui sarebbero seguite poco dopo composizioni piu’ dense realizzate su tele collocate su rudimentali telai visibili.
Le opere di Basquiat presentano un’aggregazione spontanea di vari elementi visuali, spesso senza correlazione, eppure chiaramente dichiarativi e narrativi nel carattere. Le superfici pittoriche sono fluide, mai statiche ma scivolose, in un modo che rivela l’ammirazione di Basquiat per Cy Twombly (uno dei pochi artisti di cui riconobbe l’influenza). La presentazione aperta e destrutturata che l’artista dà della realtà è caratterizzata dall’ironia e dallo sfasamento; alcuni temi ricompaiono regolarmente, simboli di un’innocenza perduta: la corona, eroi neri (Hank Aaron, Charlie Parker), modelli culturali di vita urbana, essenzialmente nera; le scritte sbarrate e i simboli lapidari denotano un senso di ambiguità.
L’immagine del -corpo- si presenta inizialmente come quella dell’artista stesso, sotto varie sembianze e in termini anatomici. Successivamente si può intendere come -corpo scenico-, o -corpo recitante-: il cosiddetto -graffitismo-. Si osserva anche nel suo interesse per le immagini di grandi musicisti e sportivi: non si tratta solo della loro -fama-, ma della capacità di trasmettere qualcosa di spontaneo, che al tempo stesso risulta sublime.
Jean-Michel Basquiat (New York 1960-1988) crebbe in un ambiente familiare disgregato, lasciò presto la scuola e già nel 1977 si iniziò al mondo dei graffiti, dipingendo sui vagoni della metropolitana e in alcune zone di Soho. I suoi dipinti e le sue scritte avevano grande carica poetica e filosofica, ma soprattutto satirica. Lo pseudonimo SAMO, sigla di -same old shit-, con cui firmava quando dipingeva tag e graffiti, con messaggi criptici, fu decisivo nella sua vita.
La prima mostra di Jean-Michel Basquiat fu allestita nel 1980 in un magazzino abbandonato di New York e presentò opere d’arte realizzate da artisti punk e graffitisti. Le opere del -wild child- furono presto apprezzate dai collezionisti, ma il suo riconoscimento divenne ancora maggiore quando lavorò con Andy Warhol nel 1983 – 1984. Morì a 27 anni per overdose di eroina.
Jean-Michel Basquiat Fantasmi da scacciare
Fondazione Memmo Palazzo Ruspoli
Via Del Corso 418 Roma
Lunedì – chiuso (eccetto 8 Dicembre)
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.30
Venerdì – Domenica dalle 10.00 alle 20.30
Ingresso: intero 10 euro, ridotto +65 e gruppi di adulti soci Touring e ACI su presentazione tessera 8 euro, gruppi di scuole 6 euro; ridotto ragazzi: -18 anni 6 euro; promozione studenti dal martedì al giovedì4 euro; bambini fino ai sei anni e giornalisti gratis