La laguna si tinge di rosa per il festival di cinema internazionale che quest’anno compie 65 anni. Madrine d’eccezione, i volti più amati del grande schermo e qualche novità in linea con il nuovo volto della mostra, tutta ispirata agli opposti, alla contaminazione dei generi e all’impegno sperimentale. Dallo splendore etereo e folgorante di Emmanuelle Béart (45) al fascino maledetto di Marisa Tomei (43), le due facce di un cinema che ama il classico ma anche l’imprevisto.
La prima – attrice dall’età di 13 anni – bellissima interprete di “Manon delle sorgenti” (Claude Berri ’86), “Mission: Impossibile” (Brian De Palma ’96) e “8 donne e un mistero” (Francois Ozon ’01), sbarca al Lido con “Vinyan”, pellicola fuori concorso diretta dal belga Fabrice Du Welz. Un’operazione dolorosa per lei – madre anche nella vita – vestire i panni di una donna a cui, sul tragico scorcio del post-Tsunami, viene rubato il figlio per essere venduto al mercato degli organi.
Di Marisa Tomei tutti ricordano l’inaspettato Oscar del ’93, quando la graziosa e capricciosa 28enne si conquistava la statuetta come attrice non protagonista per il film “Mio cugino Vincenzo” (Jonathan Lynn ‘92). Da allora è particolarmente apprezzata da teatro e cinema indipendente, un po’ meno da quello ad alto budget (il contrario sarebbe senz’altro più grave) ed adorata da Sidney Lumet (con cui gira “Onora il padre e la madre” ’07) che la loda per la naturalezza con cui trascina i colleghi nelle scene più imbarazzanti. Marisa è a Venezia accanto a Mickey Rourke in “The Wrestler”, dove la canaglia di Hollywood interpreta un campione del ring. A lei, spogliarellista, l’arduo compito di leccargli le ferite cercando di non sprofondare assieme a lui.
In concorso anche Debra Winger, la diva acqua e sapone di “Ufficiale gentiluomo” (Taylor Hackford ’81), nelle scene di “Rachel getting Married” (Jonathan Demme ’08) e Kim Basinger, presentata da Arriaga, insieme a Charlize Theron, nel suo “Burning Plain”. La nostra Isabella Ferrari (44), già protagonista nel ‘95 per aver vinto la Coppa Volpi con “Romanzo di un giovane povero”, torna a Venezia con ben due film tra i 4 italiani in concorso. Reduce da un’annata intensa, in cui lavora anche per Nanni Moretti (“Caos Calmo”) e per Monteleone (“Due partite”), è protagonista de “Il giorno perfetto” di Ferzan Opzetec e non protagonista in “Il seme della discordia”, diretto da Pappi Corsicato. Due ruoli reali, nell’esplorazione di affetti, dal sapore a volte dolce, altre amaro.
Spazio anche a chi ha scelto di passare dietro alla macchina da presa. La giovanissima Natalie Portman (foto), ex Lolita di Luc Besson nella parte di Matilda in “Leon”, poi principessa Amidala nell’episodio II di “Guerre stellari”, esordisce nella regia con “Eve”, che apre la sezione “Corto Cortissimo”. Mentre, tra le fila della giuria, presieduta da Vim Wenders, compare Valeria Golino, come rappresentante di un cinema italiano d’autore che speriamo quest’anno riempia d’orgoglio (e soldi) il cuore (e le tasche) dei padroni di casa.