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Precari, dunque santi

Mimmo e Caterina sono due precari nel campo dell’informazione. Attorno a loro colleghi cinici e arrivisti. Il confronto con questo mondo, però, li costringe a tirare fuori le unghie…

Santa precaria

“Santa precaria”! Un titolo che già anticipa il tema del libro con singolare precisione nella sua sinteticità. Perché essere precari vuol dire passare per angherie dei superiori, essere sottopagati, svolgere quei compiti che poco hanno a che vedere con il campo della formazione. Precari, quindi, santi perché sottoposti al “martirio”. Ma per parlare di questo libro, bisogna inevitabilmente partire dall’autrice.

Raffaella R. Ferrè  è ancora giovane con i suoi 25 anni, eppure la vita da precaria la conduce già da parecchio tempo. Le collaborazioni con diversi giornali, un po’ di pubblicazioni su qualche rivista, e nel mezzo gli studi universitari di “scienze della comunicazione”. Ed un blog (www.santaprecaria.com/blog/) in cui racconta le sue vicissitudini lavorative, oltre che sé stessa. Una precaria dunque. E per chi avesse ancora dubbi se il libro abbia degli spunti autobiografici, la frase all’inizio del romanzo, tratta dal film “Le mani sulla città”, di F. Rosi, chiarisce ogni cosa:  “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari. È autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”.

È solidamente vero, infatti, il sud che l’autrice descrive come ambiente sociale, ed è altrettanto reale il mondo lavorativo in cui i personaggi si muovono, ma quest’ultimo potrebbe benissimo essere anche il nord Italia. I protagonisti del libro si chiamano Mimmo e Caterina, entrambi vivono ad Avellino. Il primo, che da bambino ha assistito alla morte del padre, camorrista della zona, è collaboratore sottopagato di un piccolo quotidiano. La seconda è stagista presso la tv locale, Telesud. Un libretto universitario di “scienze delle comunicazione” con 9 esami, e la collaborazione con la tv tramite l’università racchiudono le attività della sua vita, mentre dal suo passato affiora qualche vicenda torbida di cui è stata vittima in famiglia.

In comune hanno due cose: il lavoro sottopagato, nella speranza di trovare un giorno una stabilità lavorativa, e le case popolari in cui vivono, costruite dopo il terremoto degli anni ’80. Attorno a loro, un ambiente di lavoro dove tutti sembrano essere pronti a far fuori il prossimo pur di guadagnare una posizione migliore. È questo il caso dei giornalisti di punta della tv di Caterina: Paolo, alla soglia del matrimonio, ma che non perde mai l’occasione per avere qualche avventura, mette gli occhi anche su Caterina. E poi Tiziana, il vero capo della protagonista. Quest’ultima è entrata giovane nell’emittente grazie alla sua presenza fisica e con strumenti che verosimilmente non hanno a che vedere con le competenze giornalistiche. Così si trova continuamente a fare i conti, oltre che con l’età che avanza, con le possibili pretendenti alla sua poltrona che si affacciano nell’emittente, tra cui la stessa Caterina che deve subire tutte le sue angherie.

I due protagonisti sono però diversi dagli altri personaggi: non sono arrivisti a tutti i costi e non sono cinici. Il confronto con questo mondo li costringe a tirare fuori le unghie, ma soltanto uno dei due riuscirà a sopravvivere.

Un libro piacevole, dunque, scritto bene, e che strappa anche qualche risatina ironica al lettore. Inoltre tratta il tema della precarietà senza retorica, ma anzi in maniera realistica e dal punto di vista (verrebbe da dire privilegiato, ma stonerebbe accanto alla parola precario) di chi la precarietà la vive già da tempo.

Titolo: Santa Precaria
Autore: Raffaella R. Ferré
Edizioni: Stampa Alternativa
Collana: Eretica
Prezzo: 12,00 euro