Il suo nome è tra i più illustri del panorama cinematografico e teatrale dell’ultimo secolo. Ma, oltre ad essere attrice epocale, Vanessa Redgrave vanta anche una lunga carriera umanitaria che ne ha accompagnato glorie e allori fino a condurla, nei panni d’ambasciatrice Unicef, alla sesta edizione dell’”Ischia Global Film & Music Fest”.
L’evento, in corso fino al 20 luglio, promuove il cinema internazionale in Italia e comprende una sezione intitolata “Social Cinema Forum” che celebra i 60 anni dalla nascita della Carta dei diritti umani. L’iniziativa non poteva avere madrina più adatta, non solo per le numerose collaborazioni col cinema nostrano d’autore ma anche per aver sfruttato la sua figura professionale e di donna, per la lotta contro le ingiustizie del pianeta.
Così, mentre nel ‘68 prestava l’esile figura alla rappresentazione della swinging London di “Blow Up” (Michelangelo Antonioni) ed era amante di Franco Nero ne “Un tranquillo posto di campagna (Elio Petri), la Redgrave si batteva contro le atrocità consumate in Vietnam. E quando, vittima del nazismo in “Giulia” (Fred Zinnerman 1977), conquistava l’Oscar come miglior attrice non protagonista, dai microfoni scandalizzava l’Accademy denunciando ogni forma di totalitarismo. Per non parlare del documentario filopalestinese con cui, intanto, attirava le ire dell’influente Lega ebraica.
Fascino mozzafiato, mentre brillante, indiscusso talento, Vanessa (nata a Londra il 30 gennaio del 1937) si guadagna presto il suo posto al sole, lontano dalla paura, conosciuta durante l’infanzia, trascorsa all’ombra delle bombe del secondo conflitto mondiale. Ma soldi e successo non placano la sua sete di giustizia, dimostrata contro l’Apartheid, a fianco delle vittime dell’Europa dell’Est e degli indipendentisti irlandesi. E ancora, instancabile, nonostante le rughe sottili e i capelli d’argento che la rendono ancora più bella, si schiera con i martiri di Guantanamo.
Oggi il suo impegno è tutto a favore dei bambini senza sorriso, gli stessi che la Convenzione dei diritti dell’infanzia (che l’anno prossimo compie 20 anni) difende ancora con scarso successo. Per questo è con l’Unicef e per questo si unisce al coro degli artisti ‘impegnati’ che arricchiscono il parterre raccolto in questi giorni nell’isola verde del golfo di Napoli. Ci sono i registi-autori Billie August e Paul Haggis (Oscar per “Crash”, 2004), lo sceneggiatore Steven Zaillian ed Harry Bellafonte. Tra i nostri volti, anche Mimmo Calopresti, Michele Placido, Lina Wertmuller, Giuliano Gemma e Lina Sastri, soltanto per citarne alcuni.
A dar voce alla causa materna, sarà anche il figlio d’arte Carlo Gabriel Nero, nato dalla relazione tra Vanessa e Franco Nero. Il regista italo-inglese proietterà in esclusiva il documentario “Wake up the world”, realizzato insieme alla madre, ulteriore testimonianza a favore dell’infanzia rubata.