E’ arrabbiata la signora che veste la Milano bene e ha deciso di abbandonare, dopo venticinque anni, le passerelle romane. Causa: organizzazione di quinta categoria! Ebbene si, Madame Raffaella Curiel prima del suo defilè e dopo aver offerto una bottiglia di vino ai fotografi accaldati dalla temperatura insostenibile che la location di Santo Spirito in Sassia raggiunge, è uscita in passerella dichiarando che l’unico evento importante di tutto il calendario (l’incontro di Gianni Alemanno con gli stilisti e giornalisti) l’hanno messo proprio un’ora prima della sua sfilata. L’hanno trattata da milanese, dice, i giornalisti in sala erano davvero pochi in quanto impegnati in Campidoglio, ma lei “Chi c’è c’è, io inizio”…
Ma lo sfogo non finisce qui, anzi nel backstage diventa più tagliente “Questo è un posto di merda, privo di aria condizionata, questa gente non è all’altezza di organizzare un calendario internazionale. Non hanno rispetto per gli ultimi cinque sarti storici dell’alta moda romana” e ancora – “Non possiamo avere una donna che proviene dall’industria alimentare a gestire la moda”. Il chiaro riferimento è alla presidente di AltaRoma Nicoletta Fiorucci che risponde con un secco “no comment”.
Polemiche a parte, la Curiel ha portato in scena una collezione deliziosa dedicata a donne bon ton fatta di tailleurs con giacche reversibili, maniche che ricordano le geishe, gonne strette che fasciano il corpo e spacchi sensualissimi ma anche forme a uovo. Abiti ricchi di drappeggi, intersi e ricami, i bordi di pelliccia spuntano un po’ ovunque.
In scena anche la collezione in ‘rosa tea’ di Renato Balestra (foto), abiti luccicanti di polvere di stelle, tute di raso con cintura in vita con il nome della Maison brillante e splendente, pantaloni in pitone, giacche in cachemire. Gli abiti neri sono resi particolari dalla vernice lucida, quelli d’oro fasciano il corpo regalando una forma a sirena, e poi tripudio di taffetas bouillonnè su ampie gonne con volùte di tulle nero e pizzo dorato ispirati alle maliziose ‘cortigiane veneziane del ‘700’.
Bravo Edward Arsouni con la sua collezione interamente realizzata nel suo atelier di Beirut e ispirata a Grace Kelly, donne come principesse che indossano tailleurs e lunghi abiti in tessuti preziosi ricchi di ricami. Elegante come Jaqueline Kennedy la donna di Graziano Amadori, indossa abitini smanicati o svolazzanti grembiulini ad A con vita segnata molto in alto e taglio anni 50’al ginocchio, da sovrapporre a camicie bon ton rigate classiche da uomo con maniche lunghe a sbuffo.
Tra cortigiane e donne bon ton
Collezione in rosa tea per Renato Balestra, polemiche taglienti in casa Curiel e Grace Kelly ispira la collezione di Edward Orsuni.