E’ quanto mai attuale il dilemma che si insinua nelle menti dei giovani italiani, freschi di riconoscimento di maturità ed esaltati per essere sempre più artefici del loro percorso formativo. Sperando si riesca davvero ad arrivare all’ambita destinazione professionale.
Valorizzare i talenti non è infatti una scelta, ma un obbligo a cui sono chiamate le principali nazioni mondiali in quest’era dove la globalizzazione mette tutti a confronto. Un’epoca dove stile, tradizione e cultura storica, da sempre doti identificative dell’italianità, potrebbero non essere più così incisive nel riservarci ancora un posto tra i vertici mondiali.
La colpa? Irene Tinagli la attribuisce a tre fattori: università, impresa e geografia. La prima risulterebbe incapace di sviluppare un vero interesse, assecondare le passioni in una prospettiva che poi risulta essere fallimentare anche dal punto di vista economico: un laureato infatti non si discosta molto da un diplomato in ambito retributivo.
Le imprese sono l’altro flagello, poiché hanno aumentato le pretese curriculari, lasciando invariati incentivi alla produzione e al merito. L’aumento di retribuzione sembra essere infatti più un premio all’anzianità che al merito.
Ultimo, ma non di importanza, il fattore geografico. Irene fa ruotare la sua riflessione attorno al livello di apertura mentale. Rispetto alla media europea è infatti più probabile in Italia (29%), che degli inquilini non gradiscano una presenza gay come vicini di casa. Frutto evidentemente di una chiusura al nuovo, al diverso. Una tendenza a preservare le tradizionali vie di pensiero che altri epiloghi non ha se non un declino culturale, una limitatezza di vedute.
Non a caso infatti, solo il 21% dei nostri manager è donna, contro le ben più rosee quote di Germania e Spagna, rispettivamente al 35% e 31%.
Un paese dunque in affanno tra la giovane voglia di cambiare, la quale non riesce ad instaurarsi, e l’antica (sicuramente superata) volontà di preservare, di conservare…perché dopotutto, è sempre la nostra cara e soleggiante Italia.
Talento da svendere.
Perché in Italia il talento non riesce a prendere il volo
Irene Tinagli
Einaudi (collana Gli struzzi)
2008, 191 p., brossura
€ 14,50