Scrittrice geniale, acuta espressione delle nuove filosofie, Eliette Abécassis (Strasburgo, 27 gennaio 1969) è di nuovo protagonista con il suo ultimo saggio, “Le corsette invisibile. Le manifeste pour une nouvelle femme francaise” (ed. Albin Michel 2008). Un’opera manifesto, come già nel titolo, ma non solo per le donne francesi, bensì per tutto l’universo femminile che oggi si trova di fronte ad un altro bivio epocale.
Scritto a quattro mani insieme a Caroline Bongrand, il libro sottolinea l’empasse in cui si trova intrappolata la donna contemporanea. Uno stretto corsetto, come quello che ingabbiava le dame nei secoli in cui il femminismo era ancora in mente dei, ma invisibile, perché nascosto da una parvenza di libertà paritaria.
Erede di conquiste guadagnate in decenni di lotte, la donna è oggi alle prese con nuovi obblighi. Ma dimostrare di poter assolvere ai compiti riservati storicamente all’uomo non è cosa da poco. Soprattutto se, insieme all’obbiettivo di una carriera a tutti i costi, c’è quello naturale della maternità che, a dispetto dell’indipendenza, non rallenta le lancette dell’orologio biologico, più impietoso per lei che per lui.
Così, quello che una volta era considerato il sesso debole, oggi andrebbe ribattezzato come categoria dai superpoteri. Un gruppo sociale che per sopravvivere deve sviluppare capacità sovrumane, per rispondere alle nuove responsabilità senza essere privato dei doveri storici a cui è legato per natura. Un ibrido multifunzionale che passa dai fornelli, alla scrivania manageriale, dall’acqua-gym, alla partita di calcio del suo primo ed unico-genito. Un modello a metà strada tra Barbie e Wonderwoman a cui, quasi mai, corrisponde una nuova razza-uomo, in grado d’ibridarsi senza fuggire, minacciata nelle sue maschie superiorità.
Ed ecco che, per tranciare le pastoie di una nuova schiavitù, l’autrice di “Le corsette”, suggerisce di riabbracciare la dimensione tradizionale d’angelo del focolare, regina dei fornelli, portatrice di talenti non riproducibili dalla sfera maschile. Non importa se per sua incapacità, o per difesa di ruolo, è un fatto che la donna si trova oggi a sbrigare un doppio lavoro. “Sicure sia la scelta più furba?” Interroga Abécassis. E senza peccare di becero sessismo, propone un approccio altamente filosofico, lo stesso che Isabella Santo Domingo, supersonica direttrice della rivista sudamericana “Curral”, definisce con il termine rivoluzionario di “maschilismo per convenienza”. Un principio che farebbe rivoltare nella tomba le eroine di tutti i tempi, da Giovanna D’arco alle suffragette primo-novecentesche, ma che comincia a farsi largo tra chi, potendo scegliere, non si ferma al suo apparente passatismo.