“La felicità bisogna prendersela. Il permesso di essere felici non ce lo dà nessuno”. Parole color confetto che, dal nero della copertina di “Jet sex”, danno il benvenuto, tra cassette di frutta e chicchi di caffé, ai giornalisti che accolgono il libro nello scorcio soleggiato di Ponte Milvio a Roma. Parole che parlano di lei, Rita Rusic, e del suo mondo dorato dove tutto è possibile, per soldi, denaro, bellezza, successo e potere. Qualità che si annodano al filo rosso, il sesso e l’amore, che lega i 30 racconti e che, per chi le possiede, possono davvero aiutare a raggiungere la felicità.
L’attrice, produttrice ed ora scrittrice, nata a Latisana, il 28 gennaio del 1960, quel sogno sembra averlo realizzato. Comincia a recitare in alcune pellicole come “Joan Lui” (Adriano Celentano, ‘85) ed “Il pentito” (Pasquale Squitieri, ‘85), fino all’incontro con Vittorio Cecchi Gori, conosciuto sul set di “Attila flagello di Dio” (Franco Castellano ‘82) che segna il suo ingresso nel mondo della produzione. Nel 1983 Rita e Vittorio si sposano e lei lo affianca negli affari, producendo successi come “La vita e bella” (Roberto Benigni, ’97). Così, dopo il divorzio (2000) la bella e ricca Rusic fonda una sua casa di produzione, la “Rita Rusic Company” (“Scusa se ti chiamo amore”, Federico Moccia, ’08).
Oggi, dopo anni passati a leggere copioni, nasce in lei il germe letterario, dapprima vissuto con vergogna, poi lasciato andare, anche grazie all’insistenza di Alfonso Signorini, direttore di “Chi”, che le affida una rubrica di racconti. I più riusciti, rivivono sulla carta color avorio di “Jet sex” a cui l’autrice confessa il suo rapporto con l’amore, carico d’erotismo passionale, ma intessuto d’irrecuperabile romanticismo. “Il leopardo fa fatica a perdere le macchie. Così la donna, che non rinuncia a sognare e a divertirsi, incontra uomini dai mille volti. Sebbene oggi i principi azzurri sono quasi tutti grigi”, dichiara Rita ai giornalisti.
E di uomini, naturalmente, sono popolati i racconti, con i personaggi-tipo conosciuti durante i primi 40 anni e ‘poco più’. “C’è il collezionista (quello che… ‘basta che respira’)”, afferma divertita. “C’è quello che ha problemi sessuali, che ami ma è insufficiente a soddisfarti, c’è l’uomo meraviglioso, comunque invivibile perché è sempre al 100%, e ancora, il traditore, oppure quello bravo solo con le altre… ”. E c’è anche un amore omosessuale, anche se solo a senso unico, tra le pagine dedicate alle ragazze che scoprono il sesso, nel racconto “Patty amica mia”.
L’opera, rivolta soprattutto alle neo-quarantenni, lascia emergere consigli alle lettrici. “Conservare sempre l’indipendenza economica ed intellettuale, se non si vuol rischiare di trovarsi, una volta divorziate, a dover ricominciare da zero, come nell’episodio “Il magiaro”, suo preferito, da leggere, come gli altri, tutto d’un fiato. Punto di vista prezioso, anche se un po’ sfalsato rispetto al vasto target che tuttavia, pur faticando ad immedesimarsi nel sesso di prima classe, potrà sognare attraverso autentiche emozioni. L’opera, scritta con linguaggio fresco e colorito è dedicata dall’autrice a suo padre “Per ringraziarlo dei doni più grandi, quei valori che oggi trasmetto a mio figlio: l’allegria ed il rispetto per la donna, anche quella che non ti piace, ma che ti vuol bene”.