“Rifugiate afghane a Quetta pregano per le vittime dei bombardamenti americani in Afghanistan. Pakistan, settembre 2001”. Una bellissima immagine di Alexandra Boulat (in cover) disegna lo spazio emotivo di un evento che ha come parola chiave il Mediterraneo e, come suoi derivati, le voci, i suoni e le immagini che attraversano, o hanno attraversato nei secoli passati, questo spazio intriso di contraddizioni.
Le immagini al femminile della fotogiornalista Alexandra Boulat sono solo l’inizio d’onore della kermesse che per una settimana (dal 2 al 10 maggio) porta a Ravenna la “Meditaeuropa”, ovvero il festival delle culture del Mediterraneo, ovvero un viaggio poliedrico nei mille volti di un luogo da sempre crocevia di molteplici relazioni. E molteplici devono essere i modi per poter raccontare il Mare Nostrum – dall’arte fotografica, alla musica, dagli incontri letterari ai menu gastronomici – così come se lo impone l’evento ravvenate, giunto appena alla seconda edizione, eppure già carico di una rilevanza che conviene sottolineare.
Il progetto nasce, infatti, dall’attività dell’Associazione Meditaeuropa come spazio per riflettere senza pregiudizi del rapporto Oriente-Occidente, un tema quanto mai attuale e quanto mai affascinante, se si riesce a intuirne le sfide politiche, economiche e culturali. Ad inaugurare l’evento, il 2 maggio, la mostra fotografica di Alexandra Boulat dal titolo “MODEST. Donne in MedioOriente” (in collaborazione con l’Agenzia Grazia Neri di Milano). Uno sguardo di donna sulle donne che fino al 17 maggio regala alla magnifica Chiesa di San Domenico, ritratti di donne che vivono in Iran, Iraq, Afghanistan, Giordania, Siria, Gaza, West Bank. Il lavoro raccoglie immagini scattate tra il 2001 e il 2007.
Tra le novità di quest’anno, ci sono gli spettacoli che vedranno nei suggestivi spazi dell’Almagià di Ravenna succedersi artisti e immagini, intrecciarsi arti e religioni. Le luci della città dei mosaici rifletteranno suggestioni che vengono da lontano per agevolare il viaggio tra risonanze moderne e misticismo che il festival promuove con tutta la serietà e la leggerezza che solo l’arte riesce a far combaciare. E sempre di arte si tratta, se poi si finisce a degustare prelibatezze in tema che i più famosi ristoranti del capoluogo hanno deciso di proporre per tutta la durata del festival: menù ispirati al mare nostrum, il cibo come mezzo che da sempre ha unito e caratterizzato i popoli e le culture del Mediterraneo.
Nella foto: Rifugiate afghane a Quetta pregano per le vittime dei bombardamenti americani in Afghanistan. Pakistan, settembre 2001. Courtesy of ©Alexandra Boulat/VII/Grazia Neri
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