Agguerrita e polemica, Sheryl Crow ribadisce l’impegno politico che, nel 2006, aveva contraddistinto la tournèe con John Mayer, e che, già nel 2002 la vedeva schierata contro la guerra in Iraq. Oggi con “Detours” si attira, da una parte, reazioni entusiaste di pubblico e critica, dall’altra, le stilettate della Casa Bianca, ridicolizzata dalla rockstar. A reagire è Karl Rowe, consulente strategico di Bush Junior, che se la prende con il piglio ambientalista mostrato in brani come “Gasoline”, contro l’aumento del prezzo del petrolio. Parodizzata per la proposta di consumare carta igienica “un pezzetto alla volta”, lei si difende. La provocazione sarebbe scaturita da un litigio sul riscaldamento globale avuto con Rowe in un’occasione ufficiale.
Ma a Sheryl basta alzare la voce. Il suo mezzosoprano da tre ottave è un’arma molto più potente di qualsiasi battibecco mediatico. E il disco, lanciato il 5 febbraio proprio in occasione del Super-Tuesday elettorale, ha già riscosso largo successo, a coronamento di una carriera non certo facile, né fulminea. Dalle note del pianoforte, iniziato a 5 anni, alla laurea in musica e canto. Dall’ insegnamento ai bambini autistici, alle serate nei locali Rhythm’n’Blues del Missouri. Dai primi jingles registrati con successo per la pubblicità, ai ristoranti di L. A, dove sbarca il lunario servendo ai tavoli.
È qui che Michael Jackson la sceglie come corista per il suo “Bad Tour” (1987-89), esperienza che le assicura visibilità, ma la rende oggetto di molestie da parte del manager Frank DiLeo. Nel 90, al ritorno, Sheryl cade vittima di una forte depressione. Si rialza e punta sulla carriera solista, ma i primi tentativi vanno a vuoto e, nel 92, si unisce ai Tuesday Night Music Club. Con loro lancia il singolo “Run Baby Run” (‘93) e spazia dal rock al pop, dal folk alle ballate jazz.
In seguito collabora con Rolling Stones e Bob Dylan che ne esaltano la vena classic-rock ma, soprattutto, è protagonista di “Woodstock 94”, a 25 anni dal concerto più famoso della storia d’America. Da solista viaggia in Europa e States, vince 9 Grammy Award e fonda una casa discografica. Vissuta a New Orleans, sua musa ispiratrice, si trasferisce a New York e collabora col cinema, scrivendo colonne sonore indimenticabili, come “Tomorrow never dies” per la saga di “007” (Roger Spottiswood, 1997).
Nel ‘96 esce “Sheryl Crow, dove suona ben 16 strumenti musicali e lancia feroci accuse contro l’uso delle armi negli Usa. La catena d’ipermercati “Wal-Mart”, citata in uno dei brani incriminati, ritira il disco dai propri scaffali dimostrando l’efficacia dell’impegno di Sheryl.
Oggi riprende il discorso, forte d’alcune grandi vittorie ottenute aldilà dell’attivismo politico. “Detours” celebra, infatti, la fine dell’incubo cancro, sopraggiunto proprio dopo la rottura della relazione col ciclista Lance Amsrong, e l’inizio d’una nuova vita. A 45 anni, è madre adottiva di un bambino di 8 mesi, Wyatt, a cui dedica la sua ultima fatica e vive in un ranch a Nashville. Si dichiara soddisfatta e felice, ma lancia un appello in difesa della musica, contro il traffico di mp3 che minaccia il futuro dell’arte musicale nel suo complesso, declassando il lavoro che si cela dietro ogni nota.