Un talento creativo troppo dirompente per gli studi letterari intrapresi all’Università di Genova sul finire degli anni 70. Il suo destino è un altro, fare la Storia della moda. Nato a Torino e cresciuto a Rapallo, Saverio Palatella abbandona le patrie lettere per recarsi a Parigi e seguire i corsi dell’Ecole Bercot.
“La scintilla della mia passione risale ai miei 16 anni. Avevo un gusto estetico indefinibile, compravo “Vogue Uomo” per soddisfare un bisogno interiore, poco spiegabile perché non venivo da una famiglia ricca”, dichiara lo stilista a stile.it. Ma Rapallo, crocevia di vip e signori dell’alta società, gli illumina la strada. “Era destino. Ricordo che un giorno mi sono messo a disegnare e ho letto sul muro davanti a me: “Tu diventerai uno stilista”. Era la mia voce interiore”.
Nel 1980, durante una vacanza a Capri, incontra Walter Albini, che lo avrebbe segnato profondamente. “È uno dei riferimenti mondiali della moda per stile e metodi rivoluzionari. Molti hanno attinto da lui, Armani, Ferrè, Versace. Era un cavallo di razza, ce n’è 1 ogni 50 anni”.
È il 1988 e Saverio è pronto al grande lancio con la creazione di un’azienda di filati che s’impone all’attenzione del settore. La stampa parigina lo premia nominandolo tra i 10 stilisti più importanti d’Europa. “La maglieria è la modalità in cui esprimo creatività e pulsione alla ricerca. Grazie a questa sono diventato famoso nel mondo”. Si moltiplicano le consulenze e, nel ‘92, torna in patria dove avvia collaborazioni importanti: Malo Donna, Dupont (con cui lancia il marchio “Lycra”) e Gentryportofino. Nascono le maglie “shibory”, legate a “salsicciotto”, ad effetto infeltrito e tridimensionale, quelle “vulcanizzate”, con gomma impressa a caldo, e quelle ispirate ai pittori moderni.
Segue il sodalizio con Brunello Cucinelli che dura 3 anni. “Uno scambio d’altissimo livello. Io gli ho dato il mio contributo per il lancio della Maison e di Gunex, e lui i progetti più belli, le sfilate più ricche, i tessuti più cari, non solo nella maglieria”.
La sua ricerca insaziabile approda in Giappone, dove nasce il progetto “Wholegarment by Saverio Palatella” che applica il design creativo alla robotica d’avanguardia dell’azienda Shima Seiki. I macchinari d’alta tecnologia sono venduti insieme a computer, elettronica, software e know how. “Partendo dal concetto di “whole” (tutto in un pezzo), abbiamo realizzato una tecnologia per cui, inseriti i dati necessari, la macchina realizza il modello. E non parlo di magliette e abitini, ma di forme complesse e innovative”.
Gli abiti realizzati con la nuova tecnica sono stati immortalati in una cornice scenografica “atipica”, da Alexandro Martinengo e Amilcare Incalza. I 20 scatti d’autore saranno ospitati nella mostra “Wholegarment by Saverio Palatella” (20-22 febbraio) in occasione della Settimana della Moda milanese. Un percorso visivo in bilico tra seduzione e pentimento: la storia d’amore proibito di un prete ed una castellana in una splendida dimora settecentesca.
“Non vogliamo attaccare la Chiesa, ma siamo dominati da uno stato che non è laico e non considera la “possibilità umana” come quella che abbiamo voluto raccontare. Guardiamo questo prete con compassione e complicità perché non siamo contro il suo desiderio”. Non c’è volgarità ma una critica rispettosa, la richiesta di non interferire nelle scelte del singolo. “La moda non è solo bellezza esteriore e, sebbene non abbia direttamente queste ambizioni, può essere espressione del pensiero”.
Saverio Palatella, pioniere “made in Italy”
Dopo anni di ricerca instancabile, lo stilista celebra, in occasione della Settimana della Moda, il progetto “Wholegarment” in una mostra d’autore.