Amo il Tago perché sulla sua riva c’è una grande
città. Assaporo il cielo perché lo vedo da un quarto piano di una strada della
Baixa. Non c’è niente che la campagna o la natura mi possano dare che sia pari
alla maestà irregolare della città tranquilla vista dalla Graça o dal belvedere
di S. Pedro de Alcntara sotto la luna. Non ci sono per me fiori che siano pari
al cromatismo di Lisbona sotto il sole. (Fernando
Pessoa, Livro do Desassossego)
Da quando fu eletta Capitale della Cultura Europea nel 1994, Lisbona di
strada ne ha fatta. Basta dare un’occhiata alle riviste degli eventi in città e
agli arditi cartelloni pubblicitari che colorano gli stretti becos, per
rendersi conto dell’impronta internazionale che oggi le appartiene. Arte, moda
e design si intrecciano in un amalgama per certi versi insospettabile, che
stimola la curiosità dei visitatori ben oltre il classico binomio lisboeta
fado-tram.
E’ vero, Lisbona è una città a dir poco godibile a bordo delle tradizionali
vetture eléctriche che stridono sulle rotaie (uno su tutti, il tram
28 che attraversa tutta la città). Ed è altrettanto affascinante carpirne
la malinconica endemica che si riflette in certi panorami crepuscolari sulla
riva del Tago, ascoltando il tradizionale Fado, sinonimo di “fato” e
struggente espressione di desiderio e dolore.
Ma è altrettanto vero che la città nasconde un gusto architettonico e una verve
culturale di non conclamata fama, destinata a diventare uno degli assi nella
manica della Lisbona del futuro. Il tempio dell’avanguardia lisboeta è il Parque
das Nações (uscita metro Oriente) e le Docas, vicino al fiume. Ma anche
Belém, il pittoresco quartiere occidentale della città famoso per l’omonima
Torre, ha il suo monumento alla modernità: il Centro Cultural de Belèm
(CCB).
La struttura, frutto dell’ingegno di architetti di fama mondiale tra cui anche
l’italiano Vittorio Gregotti, rappresenta il punto di divulgazione culturale a
livello mondiale. Racchiuso nella zona monumentale di Belém, tra il Monastero
dos Jeronimos, la Torre di Belém, e Praça do Imperio, il
centro è sede di mostre, spettacoli e concerti, nonché di un centro congressi e
del Museo del Design.
E proprio il design, da 7 anni a questa parte, fa il suo ingresso da
protagonista nella capitale portoghese con la Biennale Experimentadesign
che, inaugurata nel 1999, è oggi uno degli eventi di punta del calendario
culturale lisboeta. E mentre le mura del Centro Culturale continuano ad
ospitare mostre di livello internazionale (anche la messicana Frida
Kahlo è passata da qui) – il Bairro Alto ha di recente aperto al pubblico
le porte del Museu Maçónico Português gettando luce su una realtà poco
nota eppure così fondamentale per lo sviluppo della stessa storia portoghese.
Collegati dall’Elevador da Santa Justa sono i due quartieri vitali di
Lisbona, Chiado e Baixa, che la fermata della metro più battuta racchiude
nell’unica denominazione Baixa-Chiado. Il centenario “ascensore” di
Santa Justa, progettato da un allievo di Gustave Eiffel, è monumento e insieme
simbolo di una città che si sviluppa in verticale offrendo dall’alto dei suoi
numerosi punti panoramici suggestive vedute sui tetti colorati e sul via vai
cittadino che si accalca sulle strade piastrellate durante il giorno e
miracolosamente scompare alla notte.