Le sonorità gotiche della musica contemporanea si sviluppano nel rock degli anni 70 che, dal post-punk, arricchiva il crogiolo della new wave britannica. I pionieri del movimento goth, Bauhaus, Joy Division e Siouxie and Banshees inaugurano l’estetica che esploderà negli ‘80 con The Cure, The Misson, The Sisters of Mercy e gli americani Christian Death. Sebbene il movimento si dividerà in frange pop, hard-rock o heavy-metal, le suggestioni goth sono destinate a durare nel tempo.
Il “Batcaver” di Soho, aperto nel 1982, è il primo nucleo di sottocultura goth a raccogliere un manipolo di appassionati. La musica dark nasce in controtendenza, e si rivolge a un pubblico di nicchia protestatario e apolitico. Ma non mancano i successi commerciali.
Primi fra tutti i The Cure che, con gli album “Disintegration” (‘98), “Wish” (‘92) e “Wild Mood Swings” (‘96) collezionano ben 7 dischi d’oro ed 1 di platino. La Germania, culla del romanticismo, accoglie la corrente con particolare entusiasmo. I seguaci tedeschi, Grufies (creature della tomba), individuano nella dark-music l’espressione del sublime romantico da cui l’essere umano è sopraffatto.
Nei ‘90, la linea metallara prende il sopravvento e, sulle distorsioni di Moonspell, Diary of dreams, Lacrimosa, Within Temptation e My Dying of Bride, nasce il goth-metal. Movenze tormentate straziano chitarre elettriche e si abbandonano a zone di pura poesia. Negli USA, intanto, nasce l’etichetta Project Record che, con le band Love Spirals Downwards, Lycia, Black tape for a blu girl, si specializza nella dark-music malinconica e cantilenante di matrice medioevale.
Di recente il movimento è stato associato a episodi di cronaca nera a sfondo satanico. È ciò che accade, dopo il massacro alla Columbine High School del ‘99, documentato da Michael Moore in “Bowling for Columbine” (‘02). Il regista statunitense individua nel cantante Merilyn Manson il comodo capro espiatorio di una società violenta e disgregata.
Oggi il repertorio della musica gotica sopravvive nelle sottoculture giovanili che ne utilizzano le forti connotazioni stilistiche. Prima fonte di contagio, il cinema.
Dall’espressionismo dei 20, primo esempio gotico di settima arte, la corrente musicale trova oggi in Tim Burton il suo rappresentate prediletto. Scenari notturni, fiabeschi, teatri dell’anima, ospitano personaggi dal sapore sinistro. Trucchi e unghie neri, capelli cotonati e costumi su cui, tra stilemi vittoriani e rinascimentali, prevale il rosso del sangue, il nero della morte e il viola, colore malsano per eccellenza.
L’abbondanza di simboli religiosi funerei, si associa all’iconografia horror: vampiri, castelli, chiese, rovine, incubi, popolano pellicole dalle trame melodrammatiche. Da “Beetle Juice” (’88) ad “Edward mani di forbice” (‘90), da “The Nightmare Before Christmas” (‘93) a “La sposa cadavere” (’05), fino a “La Fabbrica di Cioccolato”(’05), il regista gioca su variazioni tetre e visionarie.
I suoi “incompresi” esprimono un senso di incomunicabilità, romantica sfortuna e irreparabile incompiutezza. Johnny Depp, suo alter-ego di cellulosa (sugli schermi a Natale con “Sweeney Todd”, sesto film in stile gotico insieme), ne incarna appieno i canoni estetici. Gli stessi che, dalla musica rock-underground si proiettano su generazioni che, piangendo lacrime di sangue, si immedesimano in quella dolcissima malinconia.