Tra ghiacci, deserti e foreste pluviali, da un capo
all’altro del mondo, dieci imperdibili tappe per gli amanti delle sensazioni
forti. Santuari della natura conclamati dall’Unesco o avamposti di terra
vergine ancora poco battuti dal turismo, un viaggio nelle viscere della terra a stretto contatto con il mondo
animale e vegetale, e con quel che resta di ancestrali civiltà nate sotto il
segno della natura.
A cominciare dai Maya, gli ingegneri delle dinamiche
celesti, veri alchimisti degli elementi naturali, capaci di trasformare i segni
del Cielo in strabilianti architetture terrene, quali sono le loro costruzioni
sacre, i templi, palazzi e piramidi che impreziosiscono i siti archeologici del
Messico. Sarà per questo che la Riviera messicana che porta il loro nome è
così impregnata d’acqua, elemento sacro per eccellenza dei Maya.
A pelo d’acqua
sono anche le emozioni naturalistiche che svela una parte ancora meno nota del
Brasile, il litorale delle dune del Cearà, dove forse le suggestioni legate
alla dea del mare cara ai bahiani, Yemanjà, arriva portata dal vento degli
Alisei.
Santuari della natura riconosciuti a pieno titolo sono il Costa Rica
nell’America centrale e lo stato africano del Botswana. E se nel Costa Rica lo
spettacolo più eclatante è dato dai vulcani che punteggiano chilometri e
chilometri di foresta pluviale, nel Botswana è di nuovo l’elemento acqua a dare
spettacolo con il delta del fiume Okavango, il più
grande del mondo e il terzo fiume per lunghezza dell’Africa australe.
Ci sono
poi paradisi conclamati, e forse anche un po’ usurati dall’immaginario
collettivo ma non per questo meno seducenti, come le Seychelles. L’arcipelago
più gettonato del turismo esotico, ha dalla sua un gran numero di record
naturalistici. Tra i più divertenti: la noce di cocco più pesante del
mondo (15 chili) e la rana più piccola (1 centimetro appena), nonché il maggior
numero di esemplari di tartaruga gigante (150 mila), e di varietà di specie di
uccelli endemici.
Natura sacra a 360 gradi quella dell’Oriente. Scegliamo il
Kerala – un paese per molti considerato la dimora stessa di Dio – e il cuore
selvaggio del Borneo, il Sarawak, dove è ancora possibile incontrare tribù primitive che
vivono nella giungla, su palafitte costruite a bordo acqua, le tipiche
longhouse.
Ci sono poi le più rudi emozioni legate alla terra, alle montagne di
roccia o di ghiaccio, vertigini verticali a picco su acque marine o lacustri. I
fiordi norvegesi sono tra i paesaggi più emozionanti del mondo, non a caso
inseriti tra i primi posti nella lista Unesco riservata ai patrimoni naturali
dell’umanità.
Ma dove la natura regna sovrana è dove l’uomo difficilmente può
mettere piede: ecco dunque il Polo Sud, l’estrema frontiera del mondo, il
continente più isolato del pianeta dove ci si può avventurare in spedizioni
organizzate solo a bordo di navi da ricerca oceanografica, barche a vela o
potenti rompighiaccio. E dove è davvero la natura ad avere l’ultima parola.