Libertà di espressione. Questo il tema della prima puntata di Rockpolitik, allietata e segnata dalla presenza (e assenza) di alcuni personaggi noti dello spettacolo. Il programma inizia con uno spumeggiante Gerard Depardieu, che recita Aspettando i barbari dello scrittore Kavafis. Si prosegue con Michele Santoro che, dopo aver inneggiato alla fratellanza, spiega che vuole tornare a fare il suo lavoro: quello di conduttore di programmi in tv. E poi, Beppe Grillo, Daniele Luttazzi e l’uomo simbolo Enzo Biagi che non c’erano e, proprio per questo, erano più presenti che mai.
Il Celentano-pensiero ormai lo conosciamo tutti. Dai tempi della sua ultima trasmissione in tv, 125 milioni di caz…te, sugli schermi televisivi quattro anni fa. Difficile stupirsi per quello che ha detto e raccontato. Anche perché sono cose sotto gli occhi di tutti ogni giorno: gli esseri umani che stanno autodistruggendo se stessi, i disastri ecologici, la fame, le guerre, la destra e la sinistra istituzionale che non esistono più, o meglio, si assomigliano sempre di più.
Sullo sfondo di una scenografia di grande impatto emotivo, con grattacieli svettanti su cumuli di rovine, hanno cantato, come da programma, Luciano Ligabue, che ha anche duettato con lo stesso Celentano, e i Negrita. Da Azzurro a L’arcobaleno, fino al brano Ancora vivo, interrotto da immagini della televisione trash (da L’Isola dei Famosi seconda edizione a Porta a Porta).
Rockpolitik, giocando sul tormentone di cosa ‘é lento’ e cosa ‘é rock’, intende raccontare, in quattro appuntamenti, gli ultimi cinquanta anni di storia italiana e mondiale, attraverso il rock e i grandi eventi. Dall’assassinio del presidente statunitense John Kennedy all’attentato che l’11 settembre 2001 ha demolito sanguinosamente le Torri Gemelle di New York, dalle storie e la caduta della Prima Repubblica all’ascesa politica di Silvio Berlusconi. Questa, in sintesi, la prima puntata. Il prossimo appuntamento è per giovedì sera.