Pensando alle spiagge australiane immancabilmente ci si
ritrova a parlare della figura simbolo legata ad esse: il Surf Lifesaver,
diventato una vera e propria icona nazionale, tanto che il Governo ha deciso di
celebrare dichiarando il 2007 come Anno Internazionale del Surf Lifesaver. La
nascita di questa figura professionale trova le sue radici nei primi anni del
secolo scorso quando, in seguito a certe leggi di fine Ottocento che vietavano
di fare il bagno durante il giorno, furono rivisti alcuni divieti e cresceva il
numero dei natanti.
Aumentando le persone che facevano il bagno tra le onde del
mare, cresceva la popolarità di chi si prendeva cura di esse, e venne fondato
il primo Club ufficiale di salvataggio in Australia, primo esempio al mondo,
alla Bondi Beach di Sydeny, nel 1907. Nei mesi a seguire si ampliava sempre di
più il numero dei partecipanti ai vari club di salvataggio, che alla fine si
unirono per fondare un servizio di assistenza continuativa a chi stava in
spiaggia. Oggi l’organizzazione è cresciuta ed è diventata il più importante
corpo di salvataggio dell’Australia, conosciuta come SLSA, Surf Life Saving
Australia. E’ la più grande organizzazione acquatica di volontari con oltre
35.000 bagnini addestrati per proteggere le spiagge australiane.
Per diventare
Surf Lifesaver occorre aver compiuto 15 anni, prendere parte ad un training con
istruttori esperti ed ottenere la Medaglia di bronzo: solo dopo aver superato
prove fisiche, test teorici e una situazione di soccorso simulata si può avere
la qualifica. Il simbolo usato dalla SLSA è un segnale rosso e giallo, basato
sul codice internazionale dei segnali navali secondo cui il simbolo di “uomo in
mare” è un quadrato diviso in diagonale dai due colori. Per questo la bandiera
rossa e gialla che si può scorgere nelle spiagge australiane indica quali aeree
sono sicure per nuotare e fare surf, e le pattuglie di controllo sono
facilmente riconoscibili dai cappellini che indossano, ovviamente rossi e
gialli.