Trovarsi, in un pomeriggio assolato, sull’isola di San Pietro a Venezia, accanto ad un gruppo di bambini che pescano ad armeggiare un computer palmare, cercando di scoprire quale sarà il prossimo passo del percorso, a quale porta bussare, quale vicolo prendere, quale storia ascoltare… La quiete che regna tra le calli, quella bellezza silenziosa che rischia spesso di rimanere chiusa come uno scenario inaccessibile, viene interrotta e animata dai racconti, dai suoni e dalle musiche che scorrono in cuffia. C’é qualcuno infatti che quei luoghi li ha abitati e che ci accoglie e conduce stendendo i fili della memoria attraverso l’intricato network di Castello, tra luci, ombre e riflessi. Sono le voci di Furio, il sassofonista del gruppo musicale Pittura Freska, Dario, il responsabile delle visite guidate alla Biennale di Arti Visive, Fabio, giovane vetraio della scuola del vetro di Murano, Alberto Garbizza, pescatore con attitudine al canto operistico, e Gianfranco Vianello detto “Il Crea”, il vincitore di dodici regate storiche.
Può la tecnologia essere usata come strumento per riscoprire il contatto diretto con la realtà? È questa una delle domande che vengono in mente nell’intraprendere il percorso di History Unwired, un progetto di passeggiate multimediali che nasce dalle sperimentazioni del Department of Urban Studies and Planning dell’ MIT (Massachussets Institute of Technology) di Boston, condotte da Michael Epstein e Filippo Dal Fiore, in collaborazione con lo IUAV di Venezia e diverse altre istituzioni. Ma non si tratta solo di una (cyber)visita guidata al di fuori dagli schemi e dai soliti percorsi turistici – chi mai vi aveva condotti al Circolo Anziani di Castello, o al Circolo Podistico Odeon? Il progetto, che ha visto la partecipazione artistica di Emilio Fantin, è stato rivolto, infatti, primariamente alla comunità locale, resa partecipe nell’allestimento dei contenuti multimediali, attraverso la tessitura di una memoria collettiva dei luoghi. In questo modo il dispositivo e le tecnologie di “realtà aumentata” impiegate (tra cui il bluetooth), divengono una sorta di piattaforma relazionale che opera socialmente e culturalmente sul territorio. Su questa strada, i futuri sviluppi del progetto guarderanno sempre più a linguaggi artistici ed audiovisivi.
La vera sfida sembra tuttavia essere proprio quella di andare oltre l’ormai collaudato concetto di audio walk, per convincere il pubblico ad interagire con il palmare, sfruttandone le potenzialità. Una strada che non sembra essere facile. Il successo dell’artista canadese Janet Cardiff e delle sue passeggiate sonore, mostra infatti la forza e l’efficacia del mezzo sonoro, che, nella sua essenzialità si presta a sovrapposizioni di livelli di realtà che lasciano ampio spazio all’immaginazione di chi ascolta. Lo mostra anche il successo globale delle audio walks, sempre più accessibili ed evolute, grazie alle tecnologie portatili di ascolto come l’Ipod e i lettori mp3, e al fenomeno del podcasting.
Di fatto oggi è sufficiente collegarsi a Internet, scaricare un file e trasferirlo sul proprio lettore o telefono per iniziare una walk. La BBC ad esempio mette a disposizione via Internet decine e decine di files scaricabili, che guidano alla scoperta dei punti più nascosti dell’isola britannica. Ma è soprattutto il personaggio narrante che rende una walk interessante, quel sovrapporsi dell’esperienza presente di chi ascolta con il vissuto (reale o fittizio) di chi narra. Questo fa sì che walk realizzate da artisti, scrittori, musicisti o attori, siano tra le più apprezzate. Ad esempio quelle commerciali prodotte da Soundwalk.com, grazie anche a sofisticate tecniche di registrazione binaurale, sono paragonabili ad un esperienza filmica, in un set dove lo spazio visivo è dato dai luoghi reali, mentre la narrazione e la colonna sonora scorrono in cuffia.
E così Vinny Vella, del cast del celebre serial Soprano, più che cicerone è un po’ padrino, nel condurci per Little Italy, mentre i TATS CRU, pionieri dei graffiti, fanno pulsare i ritmi hip-hop attraverso il Bronx e le sue vernici colorate. Questo per citare solo un paio di percorsi disponibili, con il consiglio di non lasciarsi circuire, come chi scrive, dalla voce suadente di Helène, la parigina che tra i cafés di St.Germain, promette di essere la ragazza francese che avete sempre immaginato e sperato di incontrare… Su tutt’altro registro è invece il percorso a Ground Zero, guidato dalla voce di Paul Auster, e nato dal Sonic Memorial, progetto che raccolse su una segreteria telefonica pubblica testimonianze sonore legate all’undici settembre: “Se quasi tutti i monumenti sono muti – afferma solenne la voce di Auster – questo è un sonic memorial… un walking memorial”.
Informazioni
Le guide multimediali di History Unwired sono disponibili al pubblico per una prova gratuita presso il box History Unwired all’ingresso dei Giardini della 51. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia sino al 30 ottobre 2005 (vaporetti n. 1-42-51-52-62-82; fermata: Giardini).
Ulteriori informazioni: http://web.mit.edu/frontiers.
Le audio walks di Soundwalk sono disponibili sul sito soundwalk.com.
Daniele Balit: curatore e critico indipendente vive tra Roma e Parigi, dove ha lavorato come assistente di Marie-Laure Bernadac alla mostra Contrepoint – Artisti contemporanei al Museo del Louvre, e dove sta portando avanti una ricerca sui temi espositivi legati al suono all’Università La Sorbonne. Si interessa di arte sonora e nuovi media e sta curando una mostra di artisti invitati ad esporre su alcuni siti Internet intitolata Neterotopia. Ha partecipato all’ultima edizione del Festival Visura Aperta di Momiano in Croazia con un progetto, in collaborazione con Maria Chiara Calvani ed Emilio Fantin. Parallelamente porta avanti una ricerca artistica tra musica sperimentale ed arte sonora ed un suo lavoro fa parte dell’archivio del Sound Art Museum di Roma.