<i>Untitled, 1988, acrilico su tela</i> Alla fine degli anni settanta, quando Keith Haring arriva a New York dalla Pennsilvanya (lo stesso stato in cui Andy Warhol era nato e cresciuto) all'età di quasi vent'anni, la Grande mela è sull'orlo della bancarotta; il comune viene salvato da un intervento del governo centrale americano, ma la città è drammaticamente divisa in ricchissimi e poverissimi, in lusso e degrado, in glamour ed emarginazione, in uptown e downtown come non mai nella sua storia.
<i>Untitled, 1987, smalto su alluminio</i> Questa è anche la doppia anima del mondo dell'arte a New York: da un lato l'establishment delle star della 57a strada (principalmente i divi della pop art) e dall'altra un popolo di creativi che avevano segnato il loro territorio intorno ai quartieri di Soho e dell'East Vilage, ispirandosi idealmente e socialmente allo spirito controculturale della beat generation; tra questi i graffitisti.
<i>Untitled, 1982, disegno</i> I graffitisti, comparsi sulla scena di New York all'inizio degli anni settanta, attraversarono un periodo "duro" come appunto fu quella decade, partirono dai quartieri neri di Harlem e italiani del Lower East Village e mantennero dei raggruppamenti in "scuole", che erano una derivazione artistica dei raggruppamenti in "gangs" dei ragazzi di strada degli anni cinquanta.
<i>Untitled, 1984</i> In pochi anni il fenomeno del graffitismo o l Spray Can Art diventa una vera e propria "emergenza" sociale, a tal punto da indurre la municipalità della città di New York a spendere ca. 52 milioni di dollari (negli anni tra il 1970 e il 1978) in interventi di pulizia dei muri e delle carrozze del metro e a motivare la Transit Police ad arrestare (nei soli anni 1971-76) ben settemila ragazzi per atti legati al graffitismo o alle tag.
<i>Untitled, 1983, acrilico su tela</i> Ma il tratto segnico di Haring sarà sempre lontano dagli stili utilizzati dalla scena writer. Sono altri i riferimenti artistici a cui Haring si richiama, e per lo più interni alla storia dell'arte contemporanea (Pierre Alechinsky, Jean Dubuffet, Christo, Matisse, l'Action painting).
<i>Palladium, 1985, acrilico su tela</i> Per Haring il dipingere è un'esperienza che al suo meglio permette di trascendere la realtà, di andare in un luogo altro, completamente oltre il proprio ego e il proprio sé.
<i>Untitled, 1984, smalto su legno</i> E' noto che Haring avesse fatto uso di sostanze psichedeliche. Ma anche le sue radici controculturali sono chiare. Tramite il padre, disegnatore di fumetti, aveva assorbito l'arte del cartoon. Ma accanto al padre, l'incontro più fecondo è stato con William Burroughs, l'anima più radicale e maledetta della Beat generation, erede diretto della tradizione postsurrealista, per via del rapporto stretto da lui intessuto con Brion Gysin.
<i>Untitled, 1983, acrilico su telone</i> Nell'estate del 1959 Gysin, scrittore e pittore, aveva ritagliato strisce di articoli di giornale, ricomponendole casualmente. Minutes to Go è il risultato di questo primo esperimento con il cut-up. "Tagliare e mescolare una pagina scritta introduce una nuova dimensione nella scrittura, permette allo scrivente di ruotare le immagini in variazione cinetica."
<i>Untitled, 1984, acrilico su tela</i> L'arte attraversa Haring, quasi fosse un veicolo, per portare in superficie i grandi simboli dell'immaginario collettivo e dell'inconscio dei popoli. Ecco quindi il senso dell'avvicinamento di Haring alla teoria burroughsiana del cut-up, vista come una tecnica che agevolava l'emergere del nascosto e il "rivelamento dell'essenza delle cose".
<i>Keith and Julia, 1986, acrilico su tela</i> L'altro punto che lo collega strettamente a Burroughs (ma anche Tim Leary) è sicuramente la sua attenzione verso un'arte multimediale. Per lungo tempo - come emerge chiaramente nei suoi Diari - aveva pensato e progettato un'arte che assorbisse e riunisse in un unicum modalità estetiche e performative di media diversi. La sua era una riflessione nel suo tempo.
<i>Monkey puzzle, 1988, acrilico su tela</i> La fine degli anni settanta è il periodo in cui le comunità informatiche di base americane avevano superato la propria fase di incubazione per assurgere inaspettatamente alla dimensione di nuovo comparto industriale.... Quel periodo segna per certi versi la fine degli incredibili anni sessanta e Haring è situato proprio lì, ultimo cantore di una rivoluzione profonda dell'animo, di una rivoluzione che aveva allargato l'area della coscienza. Ma Haring non è uno spiritualista, o perlomeno non solo.
<i>Untitled, 1981, vaso fibreglass </i> Alla fine degli anni settanta, poco più che ventenne, è giustamente attraversato da un'irrefrenabile voglia di vivere in una città, New York, che in quel momento offre tantissimo. E' la fase non solo di nascita del rap, ma anche della scena punk e postpunk. E' frequentando questa scena che conosce Madonna e Grace Jones (allora entrambe agli esordi) ed è in questo contesto che viene fotografo assieme a Burroughs, Patti Smith e Lou Reed in una foto che giustamente sarebbe poi diventata emblematica di un'epoca.
<i>Untitled, 1982, smalto e dayglo su metallo</i> Haring è stato anche un attivista culturale, e non solo per l'impegno comunitarista espresso per arrestare la diffusione dell'Aids e del crack. Sarà difatti tra gli animatori principali, la vera e propria anima del Paradise Garage, il primo dance-club multimediale, un locale dalle parti di Soho.
<i>A pile of crowns for j.m. basquiat, 1988, acrilico su tela</i> Haring si batte per i diritti dei gay, contro l'emarginazione razziale, il crack e l'Aids e agisce in favore dei bambini, ma considera naturale che altri potessero intervenire e scrivere sui suoi pezzi murali. I movimenti, nonostante le polemiche insorte sulla liceità dell'operazione Pop-shop e la pubblicità per la vodka Absolut, lo riconobbero sempre come loro pari.
<i>Untitled, 1984, smalto su legno</i> "La storia dell'arte è sempre sta e sempre sarà il prodotto di un individuo… l'arte è individualità." Il suo retroterra giovane e la sua curiosità culturale, la sua ideologia artistica prima che politica, il caso e il temperamento, lo portano a comunicare la propria arte nei tunnel della metropolitana; si tratta di una consapevole scelta strategica di autopromozione.
<i>Les Mans, 1984</i> La sua arte è morbida, che si comunica con la seduzione del messaggio piuttosto che con la sua criptica durezza, ma utilizza la forza comunicativa del "graffitismo" e i suoi strumenti per scardinare l'ingresso al sistema dell'arte, racchiuso allora quasi esclusivamente nelle gallerie e nel ricco collezionismo che abitavano a est di Central Park.
<i>1985</i> Haring persegue con decisione gli obiettivi del proprio lavoro: sul piano artistico fondamentalmente opera una riduzione di forme e concetti a elementi primari del segno e un'identità tra pittura e scrittura; collegandosi a un sistema espressivo ispirato anche da geroglifici egizi e pittogrammi giapponesi o cinesi, maya o indios, approda a una comunicazione formale attraverso una sintassi dei segni.
<i>Les Mans, 1984</i> Determinate opere, come per esempio The Radiant Child, concepito nello stesso anno di ET di Steven Spielberg, con il quale condivide il messaggio sull'eternità dell'universo dell'infanzia, o le figure zoomorfe e antropomorfe, diventano un bagaglio di termini che secondo differenti assemblaggi danno vita a un sistema di relazioni e quindi a un linguaggio che non si appropria della realtà, come fu per i pop, ma crea una sua realtà, un linguaggio diretto e sintetico capace di colpire al cuore delle giovani generazioni, soprattutto.
In sintesi, l'arte esiste per Haring come risposta immediata alla vita, per rappresentarla dai piccoli ai grandi temi con il ritmo frenetico del nostro tempo; da qui anche l'importanza per Haring del movimento e l'esuberanza visiva delle sue installazioni - con una forte componente "atletica" della sua arte, vitalizzata dalla musica e in particolare dai ritmi hip hop.
<i>Berlin Wall, 1986</i> In un'epoca - gli anni ottanta - che consapevolmente rifiuta le grandi narrazioni che avevano guidato l'azione umana negli ultimi due secoli, Haring si impone come lo zeitgeist, lo spirito del tempo, un vero e proprio artista dell'istante, come peraltro drammaticamente è stata la sua vita.