Quando sei mesi fa Kill Bill volume I uscì nelle sale, scrivemmo che si trattava di un capolavoro e che era meglio tacere. Aspettare e digerirlo prima di spendere qualche parola di commento. Oggi, che è uscito il volume II e i capitoli li abbiamo visti scorrere fino a quello finale, The Last Chapter: Face To Face, siamo imbarazzati. Se la prima parte era un capolavoro, la seconda cos’è? E soprattutto che pietra miliare di proporzioni inaudite è questo Kill Bill?
Ma, di nuovo, è meglio tacere. E non tanto (o non solo) perché qualsiasi parola è superflua e la descrizione di un capolavoro assoluto sarebbe forse appropriata solo nel modo dei mistici (dicendo quel che non è e non quello che è), ma perché chi deve ancora vederlo, questo film che commuove e sorprende e non dà tregua a sensazioni e sentimenti, chi deve ancora vederlo, Kill Bill vol. II, è meglio che non sappia nulla.
Pensavamo, poco fa – gli occhi velati dalle lacrime che ci tornano su al pensiero di questa o quella scena, questo o quel dialogo che forse non avrebbe rovinato nulla al futuro spettatore la descrizione del primo capitolo del volume II, ossia il sesto capitolo: Massacro ai Due Pini. È il bianco e nero che riprende, approfondisce e spiega l’apertura di Kill Bill I, la chiesa nei dintorni di El Paso, lo sterminio e il coma in cui cade la Sposa.
È una scena stratosferica. Poesia e ironia s’intrecciano come nel più alto Tarantino. Ma se descrivessimo quella scena, se vi dicessimo qual è il senso, quale la sua grandezza, cosa rappresenta, cosa introduce, beh, se vi dicessimo tutto questo, perdereste certamente molto, forse troppo. E allora che dirvi se non di non leggere nulla, andare a vedere il film eppoi magari riaprire i giornali?
Noi faremo così. Approfondiremo quando sarà il tempo, avvertendo chi non ha visto il film di non leggerci. Per ora una cosa è certa: molti chiedono: è più bello del primo? Cosa cambia? ecc. Bene. Quel che è evidente è che non esistono due storie. Ne esiste una sola. Un lungo romanzo. Che come i lunghi romanzi si tiene bene in mano in due volumi. Ma la storia è unica. Cresce, si sviluppa, si evolve con straordinarie pennellate. E che alla fine, come tutti i grandissimi romanzi, si legge tutto d’un fiato.