Il marchio Missoni compie 50 anni, ma la storia del suo fondatore, Ottavio, detto Tai e di Rosita, sua moglie, inizia qualche anno prima.
Ottavio Missoni nasce nel 1921 a Ragusa (Dalmazia) figlio di Vittorio, capitano de mar e di Teresa de Vidovich, contessa di Capocesto e Ragosniza. Più che dagli studi Ottavio è già da giovanissimo attratto dallo sport. A 16 anni fa parte della Nazionale Italiana di Atletica Leggera e a 18 è campione mondiale studentesco sui 400 mt. Scoppia la guerra e Ottavio mette da parte per un po’ la carriera sportiva. Nel 1942, in Africa, è fatto prigioniero dagli inglesi. Resterà in Egitto per quattro anni.
Nel 1947 torna in Patria dove, con l’aiuto dell’amico Giorgio Oberwerger, fonda una piccola ditta che produce le tute in maglia che saranno utilizzate dalla squadra italiana alle Olimpiadi del ’48 di Londra a cui Ottavio partecipa vincendo la 400 metri ostacoli. Ad assistere entusiasta tra il pubblico anche Rosita Jelmini, di dieci anni più giovane di Ottavio. I due si conoscono, si piacciono, nel 1951 si fidanzano, nel 1953 si sposano. Nella loro abitazione a Gallarate allestiscono un piccolo laboratorio di maglieria. Da qui usciranno negli anni ’50 piccole collezioni per la Rinascente di Milano. Intanto nascono i loro figli: Vittorio (1954), Luca (1956) e Angela (1958).
Il 1958 è anche l’anno in cui, per la prima volta, l’etichetta Missoni appare all’interno di abiti, a righe coloratissime esposti nelle vetrine della Rinacente in piazza del Duomo a Milano. Basta questo perché le riviste di moda inizino a parlare della nuova griffe…
Da allora l’ascesa è inarrestabile, grazie al talento di Tai e Rosita, che impiegano per la loro maglieria macchine Rachel sinora usate solo per gli scialli.
Nel 1967 i Missoni sfilano per la prima volta a Palazzo Pitti a Firenze con una sfilata che scatena ire funeste. Le modelle vengono mandate in passerella vestite ma senza slip… ed è scandalo. Un clamore che arriva sino agli Stati Uniti tanto che Elle Usa mette in copertina un capo Missoni.
Arrivano, importanti i primi apprezzamenti dalla stampa. Maria Pezzi definisce le loro collezioni ”tra le più belle in Europa”. Diana Vreeland, direttrice di Vogue America afferma. ”Non esistono solo i colori, ci sono anche i toni”. Nel 1971 riferendosi ai famosi patchwork Missoni, il Chicago Tribune titola: ”Maglia sensazionale in Italia” e aggiunge: ”E’ quanto farebbe Coco Chanel se fosse ancora viva, giovane e lavorasse in Italia.” E nel 1972 il New York Times definisce i Missoni ”The new Status Symbol of Italian Design” e il Woman’s Wear Daily colloca Ottavio Missoni tra i 20 più ’fashion power’ del mondo. Arrivano anche i primi premi: 1968 Modamare a Cefalù, 1971 Modamare a Capri, 1972 Neiman Marcus Fashion Award a Dallas.