Cortina, 1958: “Brigitte Bardot? Una ragazza da fiaba”. Così esordisce il fotoreporter Giancolombo in una intervista di un vecchio giornale in cui racconta il servizio esclusivo sull’attrice che realizzò a Cortina per Paris Match. “Quando devo definire qualcosa di eccezionale e bello penso sempre alle fiabe dei bambini, alle fate che appaiono improvvisamente nei boschi. Brigitte Bardot era così!” Una fata che gli apparve improvvisamente sul gran vialone dell’albergo Miramonti a Cortina. Con Brigitte Bardot aveva un feeling e un’intimità tutta speciale. Perché Giancolombo sapeva quale classe distingueva un semplice paparazzo da un grande fotoreporter. Lui regalava fiori mentre gli altri si accalcavano vocianti e sgomitando per rubare immagini. La prima volta che incontrò B.B. fu a Cannes.
Era stato Vadim a presentargliela, allora inviato di Paris Match, giornale di cui Giancolombo era corrispondente dall’Italia. La carriera di lei era ancora tutta all’inizio e per nulla sicura. “Come si dice, era una splendida starlet che cercava di farsi notare”. Del loro primo incontro 4 anni prima Giancolombo tiene ancora delle immagini: B.B. ha in mano una Leica – che lui gli aveva prestato – con cui si diverte sulla spiaggia a giocare alla fotoreporter. “Va a Cortina – gli dissero quelli di Paris-Match quel giorno – lei arriverà per riposarsi. E ti cercherà”. Avrebbe viaggiato con Paul Chaland, redattore del giornale, la sua controfigura e la sorella. Giancolombo partì subito per l’Hotel Miramonti, dove avrebbe soggiornato tutta la compagnia.
Il giornale racconta che quando la incontrò rimase senza fiato. B.B. era vestita in nero. Esile e bellissima. “Si capisce subito perché un’attrice ha successo, e la sua controfigura per esempio pur assomigliandole non ne avrà mai” fu il pensiero di Giancolombo. E’ una questione di sfumature, di sguardi, di eleganza. “Insomma tutta un’altra cosa”. Fosse stato il primo servizio che faceva su di lei era logico che rimanesse colpito. “Macché! L’avevo fotografata quattro anni prima a Cannes, l’avevo ritratta a Parigi, eravamo in un certo senso amici, fin dai tempi di Vadim. Eppure quella sera mi girava in corpo una strana sensazione”. Quando lei gli fu davanti e gli strinse la mano era triste, aveva gli occhi vaghi e lontani, un po’ rossi. “Occhi che potevano avere pianto” ricorda il fotografo. E non era improbabile.
Era venuta a Cortina in uno dei suoi momenti più difficili. Cosa fosse successo del suo ultimo idillio con Gilbert Bécaud, cantante famoso dell’epoca, non si sapeva di preciso, ma di certo bene non era finito. Si diceva perfino che a Parigi avesse tentato di inghiottire qualche pastiglia di sonnifero. “Per fortuna, tentato o no il suicidio, ora era viva davanti a me”, in mezzo agli ospiti del grande salone un po’ antico del Miramonti. La gente intorno parlava fitto. Ma era come non ci fosse. Brigitte gli diede la mano e non parlò. Lui non le disse subito che era lì per lavoro, proprio per fotografare lei. Non aveva voglia di entrare subito nel suo ruolo. “Fu per questo forse, che si creò tra noi un’atmosfera diversa dal solito che durò per tutto il suo soggiorno”. Era un incanto nel suo vestito da sera. Presto, si formò un capannello di gente tutt’intorno: gli altri ospiti ci avevano messo poco a capire chi fosse. E di sicuro non erano i fan quelli che mancavano a B.B., che fossero donne o uomini. Lui capì che voleva liberarsi di quella gente, e che gli chiedeva di fare qualcosa. La prese per un braccio e l’accompagnò fuori.