Vienna è la città dei paradossi e delle contraddizioni, del lusso sfacciato e della riservatezza, dove trasgressione diabolica e contegno monastico convivono nella stessa via, nella stessa casa e nella stessa persona. Da qui dunque l’idea di un itinerario che si contrapponga a quello classico dei capolavori di Bruegel, Rembrandt e Caravaggio, che nessuna guida oserebbe omettere: quello che segue è un viaggio alla scoperta di alcuni musei singolari, sommersi, sconosciuti e anomali.
Il Museo internazionale dell’Esperanto (Internacia Esperanto Muzeo) si trova nell’Hofburg (Palazzo di corte), l’enorme complesso imperiale che ruota intorno all’Helden Platz (Piazzale degli Eroi): qui le due statue equestri dell’Arciduca Karl e del Principe Eugenio di Savoia (il francese che sconfisse i turchi ormai ad un passo dalla conquista di Vienna) si fronteggiano austere a cento metri l’una dall’altra. Il museo in sé non è un granché: qualche sala contenente traduzioni in esperanto di libri e sceneggiature celebri, una bella biblioteca e una piccola libreria dov’è possibile acquistare grammatiche e dizionari di questa lingua artificiale, ormai più che centenaria. Se però avete la fortuna di essere guidati da qualche curatore del museo (tutti rigorosamente linguisti entusiasti dell’esperanto) allora le cose cambiano. L’interesse per questa lingua singolare vi verrà contagiato prima che ve n’accorgiate e sarà difficile resistere alla tentazione di cimentarsi con vocaboli astrusi e familiari allo stesso tempo, criptici eppure così vicini alle radici latine della nostra lingua.
Il Kriminal Museum (Sperlgasse 24) presenta una impressionante collezione di documenti sui sistemi di tortura e reclusione dei criminali, insieme a testimonianze su episodi particolarmente agghiaccianti di cronaca nera. Vale la pena andarci anche per vistare Leopoldstadt, il quartiere intorno: in particolare il vecchissimo parco Augarten con i suoi viali ricchi di castani e le inquietanti Flacktürme: si tratta di due giganteschi blocchi di cemento costruiti col duplice scopo di ospitare fino a 30.000 soldati e sparare ai bombardieri nemici in volo su Vienna. Non sono stati demoliti per via dell’eccessiva quantità di dinamite che servirebbe a frantumarli.
Il Museo del Vampirismo di Vienna è senz’altro unico nel suo genere. Le brumose valli della Transilvania sono lontane da qui, in territorio rumeno. Eppure una volta varcata la soglia del museo, si viene prepotentemente proiettati nel regno di Nosferatu. L’esposizione si articola lungo cinque itinerari: il primo è dedicato al crudele conte Vlad, un personaggio tra realtà e finzione vissuto sei secoli fa, ora noto nella letteratura popolare col nome di Dracula. La seconda sezione esplora il mondo del vampirismo attraverso le leggende e le credenze popolari dei “succhiatori di sangue” in tutto il mondo. Il terzo percorso è forse il più interessante: ci guida tra le varie rappresentazioni artistiche e caricaturali che la fantasia umana ha partorito nel tempo: da Giotto a Munch agli anonimi vignettisti d’ogni epoca. Un’altra sezione è di stampo tipicamente statunitense (e, infatti, proviene dalla “Dracula Collection” di New York): un poderoso ammasso di oggetti relativi al vampirismo, frutto di una collezione privata, è disposto in maniera confusa. Infine un’enorme sezione dedicata al rapporto tra Dracula e il mondo del cinema: da Christopher Lee al capolavoro di Coppola, al Musical tedesco, ormai un cult per gli appassionati che resiste da oltre trent’anni: “Tanz der Vampire” di Roman Polanski.
Dagli incubi ai sogni, dai vampiri agli orsetti: un luogo senz’altro singolare è il Wiener Teddybärenmuseum, il museo viennese dell’orsetto di peluche in Drahtgasse. “Teddy Bear” era il soprannome del presidente americano Roosevelt, premio Nobel per la pace un secolo fa (il singolare nomignolo deriva da una vignetta che lo ritraeva riluttante a sparare ad un orso durante una battuta di caccia). Il museo ospita una collezione privata di orsetti da tutto il mondo: inanimati, oppure iperattivi in balli, canti e smorfie. Finché la carica a molla glielo consente. Ogni orso ha la propria scheda di origine (in tedesco e in inglese): racconta la sua storia e come è finito sugli scaffali di questa piccola casa viennese. Negli ultimi tempi il Teddybärenmuseum ha chiuso e riaperto i battenti diverse volte, per via delle difficoltà economiche che ha attraversato (il museo non gode di alcuna sovvenzione pubblica).
Il Pathologisch-anatomisches Bundesmuseum si trova all’interno delle strutture del vecchissimo, enorme ospedale cittadino cui si accede dall’ingresso in Spitalgasse. Nella “Narrenturm” (torre dei malati di mente) è ospitata una collezione di migliaia di reperti umani e animali sotto naftalina, formaldeide e paraffina. E poi un’impressionante galleria di protesi ortopediche dal medioevo fino ai giorni nostri. Alcuni scaffali ricordano quelli della sala dei cervelli del film “Frankstein Jr.” ma il pubblico è in teoria quello di studenti di medicina (aspiranti autopsisti) che possono vedere autentici arti, ossa e sezioni di cadaveri affetti da diverse patologie. Attenzione: il museo è aperto soltanto il mercoledì, il giovedì e il primo sabato di ogni mese. I più impressionabili possono visitare un museo analogo, ma assai meno impegnativo per lo stomaco: il museo dell’istituto della storia della medicina (conosciuto col nome di “Josephinum”) al nr. 25 di Währinger Straße.
All’interno della Deutschordenshaus (in Singergasse, vicino al duomo di Santo Stefano) si trova il museo dell’Ordine Teutonico. Quest’ordine cavalleresco nacque durante le crociate ed ebbe una certa importanza nel Sacro Romano Impero (regnava addirittura su uno stato monastico indipendente). In Italia i cavalieri del terzo millennio sono attivi soprattutto nel Sud-Tirolo. Nelle stanze al secondo piano è la “Schatzkammer”, dove è gelosamente custodito il tesoro del Gran Maestro Arciduca Viktor: una collezione di gioielli, orologi, monete e documenti di grande valore. Ma anche singolari reperti come la lingua di una vipera, una spada malese, un pugnale col manico ricavato dal corno di un rinoceronte e denti di squalo.
Nel piccolo borgo di Mauerbach non ci si passa neanche per sbaglio. Ma voi prendetevi mezza giornata per andarci e visitare il Kartause. Si tratta di una istituzione vecchia di sette secoli che ora ospita la più grande collezione mondiale di disegni gotici: tra creatività artistica e razionalità geometrica prendono forma palazzi, chiese e fontane.