Un progetto importante, portato avanti con lo studio creato nel 1990 con il socio di sempre Bernardo Secchi – scomparso nel 2014 – che trasformerà i cinque ettari degli spazi dell’ex caserma Guido Reni in un polo museale futuristico, insieme a residenze, un hotel, negozi e spazi dedicati alla cultura e continuum fisico con il museo Maxxi. Un segnale importante per il settore e per l’eccellenza femminile, che come in altri campi, rappresenta una fetta consistente e importante del mercato internazionale. D’altronde, il curriculum della Viganò è costituito da un forte profilo esterofilo e da radici accademiche prettamente italiane.
Nata a Sondrio nel 1961, studia presso l’Università di Firenze. Nel 1994 consegue il Dottorato in Composizione Architettonica e Urbana presso lo IUAV con una tesi poi pubblicata con il titolo La città Elementare. Dal 1998 al 2001 è Professore Associato al Politecnico di Bari e dal 2001, anche allo IAUV di Venezia. Negli anni di lavoro con Studio 015, si dedica soprattutto all’urbanistica francese e belga. Tra i suoi progetti più importanti, la costruzione di una nuova parte di città lungo il fiume ad Anversa, o la realizzazione di un albergo per giovani, 76 posti letto e spazi pubblici, sempre in Belgio. Numeri di certo importanti, ma colpisce anche il dato sui premi. Ad oggi la Viganò è l’unica italiana ad aver vinto il prestigioso Grand Prix de L’urbanisme nel 2013. Chapeau Madame.