350 milioni di immagini al giorno. Numeri da capogiro, soprattutto se riferiti alle foto pubblicate su social network come Facebook o Twitter. “Il mondo in un click” o il “globo immortalato da megapixels” sembrano essere i must al giorno d’oggi. In una recente classifica il Times ha elencato le città in base alla quantità di autoritratti, i famosi “selfie” che ormai straripano dalle pagine online e sugli schermi degli immancabili smartphone; l’Italia può vantarsi di essere all’ottavo posto mondiale grazie a Milano, la città del nostro Paese con più “mi scatto una foto” di tutte.
Sulla scia della “foto mania” arrivano gli ultimi ritrovati della wearable tech, la “tecnologia indossabile”. Si tratta di piccoli obiettivi che possono essere appesi al collo e che scattano centinaia di foto in base a cambiamenti di movimento, luce, temperatura e posizione. Si chiamano Autographer e il loro funzionamento è davvero basilare: si indossa come una collana o con una clip sugli indumenti, si accende e inizia a scattare. Oggetti davvero piccoli e leggeri (90 x 37.4 x 22.9 mm e 58 grammi di peso, poco più di un iPod nano) che possiamo sempre avere con noi senza fastidio e che scattano fino a 27mila foto in bassa risoluzione, rimanendo in vita 10 ore senza essere caricati. Autographer ha una funzionalità automatica che permette alla camera di fotografare secondo determinati parametri grazie a magnetometro e rilevatore di accelerazione e una manuale che lascia all’utente la possibilità di dialogare con la macchina: con un pulsante a lato si può scattare una specifica sequenza di foto.
Tutte le foto vengono successivamente archiviate attraverso l’app oppure su desktop con il software proprietario: nel primo caso è possibile condividere immediatamente sui social network le foto realizzate, mentre nel secondo si ha la possibilità di creare una libreria ed esportare video in stop motion (oltre a visualizzare tutte le informazioni date dai sensori).
Con Autographer si potrebbe sviluppare un processo narrativo eccezionale. Addosso a un calciatore durante una partita o a un tennista durante gli allenamenti. Centinaia di foto che raccontano attimi mai visti prima e che permettono di studiare schemi di gioco e mobilità. O ancora il racconto durante manifestazioni o situazioni pericolose: scatti che potrebbero testimoniare realmente quello che accade.