Il designer islandese Ari Jònsson ha sfruttato le proprietà dell’alga rossa per dire addio allo spreco della plastica
Chi non ama il mare? Quell’infinita distesa d’acqua le cui sfumature, che siano più o meno cristalline, riempiono il cuore di gioia dei più romantici, dilettano i bambini che amano giocarci e i grandi che trovano refrigerio e relax nelle più afose giornate d’estate: non è tutto oro ciò che luccica perché, al di là di questo roseo quadruccio c’è una grande minaccia, a portarla a galla è lo studio “
The New Plastics Economy: Rethinking the future of plastics”, realizzato dal
World Economic Forum in collaborazione con la
Ellen MacArthur Foundation.
Ebbene sì, quello che ne emerge è agghiacciante perché, entro il 2050, gli oceani saranno una discarica a cielo aperto là dove ci sarà più plastica che pesci: non bisogna attendere la suddetta data per allarmarsi in quanto già oggi gli oceani contengono oltre 165 milioni di tonnellate di plastica e la questione non può e non deve lasciare indifferenti. Il messaggio evidentemente ha colpito Ari Jònsson, uno studente poco più che trentenne dell’Accademia d’Arte di ReykjavIk la cui determinazione e la voglia di cambiare le carte in tavola l’hanno portato a studiare una possibile soluzione per limitare i danni provocati all’ambiente dalla plastica.
Quello che ha realizzato è un virtuoso esempio di eco-sostenibilità: testando a lungo la resistenza e la plasmabilità dei materiali, ha soffermato la sua attenzione sull’agar-agar, un sottoprodotto della lavorazione delle alghe rosse utilizzato in cucina come gelificante che, in realtà, se abbinato all’acqua, permette di dare vita a un composto 100% naturale e biodegradabile nonché commestibile. Sebbene questa miscela presenti una consistenza poco lavorabile, al fine di renderla più elastica basta riscaldarla a fuoco lento per modellarla e, infine, per renderla solida occorre lasciarla riposare qualche minuto in congelatore dentro ad appositi stampi. Et voilà, nasce così la
bottiglia che, proprio come quelle normali, si può riempire d’acqua ed è curioso osservare che, fino a quando è piena, è in grado di mantenere la sua forma mentre, una volta terminato il contenuto, il suo volume inizia a diminuire rapidamente fino a decomporsi completamente senza avere un impatto nocivo sull’ambiente.
La trovata potrebbe davvero rivoluzionare il sistema degli imballaggi, motivo per cui i riconoscimenti non sono tardati ad arrivare: il designer ha infatti presentato la sua bottiglia prima al noto festival di design di Reykjavik, il DesignMarch, e poi all’ultima edizione della Milano Design Week portandosi a casa il Lexus Design Award 2016.